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America vuole destabilizzare l’Asia occidentale

La recente aggressione contro Aleppo in Siria da parte di terroristi, è stata orchestrata sotto la guida turca e con il sostegno ucraino e israeliano. Ciò rappresenta una prova innegabile del ruolo guida dell’America nell’attuale strategia regionale. L’America ha dato il via libera all’aggressione israeliana al Libano a fine settembre, capitalizzando il periodo elettorale. Ciò ha dato all’entità israeliana carta bianca per preparare il terreno per un cosiddetto “nuovo Medio Oriente”, rispecchiando i piani che l’America aveva immaginato all’inizio del XXI secolo.

La strategia iniziale dell’America (Piano A), si basava sull’entità israeliana per indebolire la Resistenza in Libano. In seguito, le forze israeliane avrebbero occupato le alture del Golan e lanciato un attacco alla Siria, con mercenari takfiri attivati ​​nella Siria nordoccidentale per rovesciare definitivamente il governo. Questi terroristi si sarebbero poi spostati in Iraq, rovesciando la Resistenza irachena e infliggendo un duro colpo all’Asse della Resistenza.

Dopotutto, questo era il piano di Netanyahu, come ha delineato all’Onu con mappe verdi e nere. Tuttavia, questo piano è fallito quando il regime di occupazione israeliano è stato costretto a cercare un cessate il fuoco, indicando una grave sconfitta strategica per il cosiddetto progetto “Israele 2.0” per mano della Resistenza del Libano.

Di conseguenza, è stato messo in atto il Piano B, mettendo da parte i fallimentari sforzi militari israeliani e spostando l’attenzione sull’indebolimento politico del movimento di Resistenza, puntando a ottenere ciò che Israele non è riuscito a ottenere con la guerra. Il comandante delle Forze Speciali degli Stati Uniti, Jasper Jeffers, è arrivato a Beirut per monitorare il cessate il fuoco, mentre l’inviato speciale Amos Hochstein ha lavorato per incaricare l’esercito libanese di disarmare Hezbollah.

I vecchi teoremi dell’America

Nel frattempo, l’America riconosce che sconfiggere Hezbollah è difficile senza indebolire la Siria, un fulcro cruciale nell’Asse della Resistenza. L’attacco alla Siria è la prova del ruolo logistico centrale che svolge per tutte le parti dell’Asse della Resistenza, e per mesi l’America ha addestrato mercenari, continuando l’eredità dell’Operazione Timber Sycamore attivata nell’ultimo decennio.

Facendo leva sui gruppi takfiri, l’America mira anche a riaccendere le tensioni tra sciiti e sunniti nel mondo musulmano, una strategia che ricorda le sue tattiche durante la “primavera araba”, dove la Turchia si è posizionata come sponsor chiave dei gruppi takfiri in tutta la regione. L’obiettivo allora, come oggi, era quello di usare le divisioni settarie per indebolire l’Asse della Resistenza, con l’ISIS e altri gruppi takfiri come Al-Qaeda e Hayat Tahrir al-Sham visti come strumenti principali per questa missione.

L’intensità dell’aggressione occidentale nella fase attuale evidenzia la vera minaccia posta dall’Asse della Resistenza al progetto imperialista nell’Asia occidentale, in seguito agli eventi del 7 ottobre. Ciò è evidente nell’unità dei fronti e nella capacità di indebolire il regime di occupazione, che ora sta affrontando una disintegrazione interna su ogni metrica.

Proprio come l’Asse della Resistenza ha impedito la diffusione del terrorismo nell’ultimo decennio e ha garantito la sopravvivenza della Siria, il suo successo nell’assorbire lo shock iniziale della cattura di Aleppo è ancora più cruciale. L’Asse della Resistenza non permetterà alla Siria di cadere e riconquisterà tutte le aree sequestrate dai terroristi a tempo debito.

Nel frattempo, oggi il fronte della resistenza sta lavorando costantemente per espandere la propria influenza su tutti i fronti, come sottolineato da Sayed Ali Khamenei in un recente discorso, in cui ha chiesto la creazione di condizioni per nuove fasi di confronto e l’espansione dei fronti.

di Redazione

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