Alzano Lombardo, la Zona rossa era possibile
Ancora si è in alto mare, con dei numeri a tre cifre che non mettono al riparo nessuno. Si fa sempre più largo l’idea che la vita, come la conoscevamo prima ripartirà all’arrivo di un vaccino che immunizzi la popolazione. Si fanno sempre più forti le pressioni che spingono il governo a parlare di “Fase 2” che con tutte le cautele del caso dovrebbe riguardare solo determinate imprese. La Confindustria, stando alle dichiarazioni del capo degli imprenditori lombardi, Marco Bonometti, la scelta di non attuare la “Zona Rossa” nel comune di Alzano Lombardo ha salvato non solo l’economia ma anche delle vite.
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Il classico scaricabarile all’italiana che ha visto il rimpallarsi della responsabilità tra Stato e regione non regge più. Giulio Gallera, Assessore regionale al Welfare, ammette che sì, la Zona Rossa poteva essere attuata avendo la Regione Lombardia l’autorità per farla. Alzano Lombardo e Nembro, i due comuni della Val Seriana potevano essere chiusi così come accaduto a Codogno, ma le pressioni della Confindustria lo hanno impedito. Due settimane perse nella quale il numero dei contagiati è cresciuto in modo esponenziale sino a creare quel focolaio che ancora oggi stenta a spegnersi. Il governatore Fontana e la sua giunta hanno deliberatamente scelto di non chiudere quei comuni.
La pressione di Confindustria è stata, ed è tutt’ora, pesantissima. La Val Seriana aperta, essendo una zona di passaggio ha moltiplicato i contagi, questo insieme alla miopia dei politici ha creato il più grande focolaio di Covid-19 in Italia. A risuonare stonate anche se dettate dal mero profitto, sono le parole di Marco Bonometti: “Ai primi di marzo con la Regione ci siamo confrontati, ma non si potevano fare zone rosse, non si poteva fermare la produzione. Per fortuna non abbiamo fermato le attività essenziali perché i morti sarebbero aumentati. Le polemiche le facciamo alla fine”. Bonometti ha motivato l’alto numero di morti in Lombardia con “la presenza massiccia di animali che ha favorito il contagio”.
di Sebastiano Lo Monaco