Altri 450 “consiglieri” militari americani in Iraq per sostenere l’ambigua lotta al terrorismo di Washington
di Salvo Ardizzone
Dopo varie indiscrezioni trapelate sulla stampa, la Casa Bianca ha annunciato ufficialmente l’invio in Iraq di altri 450 consiglieri militari che s’aggiungono ai circa 3mila già presenti.
Secondo quanto affermato dall’amministrazione Usa, i soldati non saranno coinvolti nei combattimenti ma avranno compiti di addestramento delle Forze Armate irachene; il contingente sarà stanziato nella base militare di Taqaddum nella provincia di Anbar, quella che più d’ogni altra è teatro degli scontri con le bande dell’Isis. La decisione della Casa Bianca vuole essere una risposta alle critiche del premier iracheno al-Abadi di un appoggio nei fatti assai tiepido nella lotta ai terroristi.
Quanto questi militari possano essere utili, visti gli imbarazzanti precedenti, è tutto da dimostrare; gli Usa da anni sostengono a parole l’Esercito di Baghdad che, grazie allo scadente addestramento e a vertici inetti e corrotti oltre ogni dire, ha dato sistematicamente una pessima prova di sé.
Il fiume di denaro ed armi che apparentemente è stato destinato all’Iraq, nella realtà o ha alimentato una sconcertante corruzione fra gli alti gradi dell’Esercito e non solo, o è tornato indietro negli Usa, attraverso costi per forniture d’ogni tipo gonfiati all’inverosimile. Resta l’ambiguità della gestione Obama, che per mostrare di far qualcosa continua ad inviare militari che si guardano bene dall’essere efficaci contro l’Isis, come le ridicole incursioni aeree della coalizione.
Questa ambiguità rischia di costare ancora una volta cara a Washington, che potrebbe essere presa in mezzo fra i terroristi che non vuole combattere e un Popolo ormai troppo stanco dei suoi maneggi.
