Alternanza Scuola-Lavoro: nessuna obbligatorietà sulle ore
L’alternanza scuola-lavoro si arricchisce di un’altra pagina nefasta, dopo tre anni il ministero dell’Istruzione è stato costretto ad ammettere che la guida operativa del 2015 relativa all’obbligo di frequenza delle attività svolte dagli studenti non possedeva nessun fondamento normativo ossia: non vi è un obbligo delle ore da svolgere nelle attività prestate dagli studenti, cosa che era stata già segnalata da molti ragazzi che avevano prestato mansioni lavorative.
Il ministero con tre anni di ritardo ha ammesso che l’obbligatorietà delle ore di alternanza scuola-lavoro è erronea, la normativa non può disporre nulla circa l’obbligo per gli studenti di aver svolto un monte di ore minimo di attività di alternanza del triennio; per l’Unione Studentesca questo clamoroso dietrofront è un successo, viste le continue denunce fatte in passato. Nel comunicato del ministero si legge inoltre che il mancato svolgimento delle ore non può in alcun modo determinare una penalizzazione nella valutazione dello studente cosa che era successa: molti studenti sono stati puniti per essersi astenuti dalle attività di alternanza, molti altri sono stati puniti per aver criticato la metodologia.
Da segnalare come la nota del ministero smentisca la filosofia millantata dal ministro Fedeli dell’alternanza scuola-lavoro; in essa si afferma che le esperienze dell’alternanza possono essere assimilate ad altre attività lavorative anche di apprendistato o di lavoro autonomo. E’ necessario che il ministero si assuma le sue responsabilità ed ammetta chiaramente che l’alternanza scuola-lavoro è stata elaborata in modo pessimo; eppure è davvero curioso come l’Italia che ha espresso alcuni fra i più influenti pedagogisti come: Maria Montessori, Lorenzo Milani, Gianni Rodari, Loris Malaguzzi, non riesca a discutere e ad elaborare una riforma della scuola che sia dignitosa.
Dalla riforma Gentile, ultima riforma decente, la scuola italiana ha vissuto delle riforme capestro elaborate da ministri espressione di governi che affermavano la seguente: “Con la cultura non si mangia”, riforme che hanno sempre avuto solo l’obiettivo quello di portare la scuola ad essere equiparata ad un azienda, da inserire in piano industriale dove la formazione è stata estromesso a vantaggio di un sapere vuoto che non mira a formare menti, ma prodotti da inserire in un organigramma, in una nazione dove non si punta all’ammodernamento del sistema per reggere la concorrenza internazionale, ma dove si taglia il personale e si aumentano i costi del lavoro.
Le ricerche Ocse affermano senza mezzi termini che gli studenti italiani sono i più stressati del mondo perché hanno un carico di studio enorme, e se la si vuol dire tutta, pure inutile perché il livello di apprendimento è tra i più bassi.
Eppure basterebbe poco, servirebbe andare a studiare come la Finlandia, il primo Paese al mondo per qualità della scuola, capace di elaborare una riforma che l’ha portata nelle vette delle classifiche della qualità; una riforma pensata ed elaborata con l’aiuto degli insegnati che sono pagati il doppio di quelli italiani; le elementari in Finlandia iniziano a sette anni compiuti, non sono previste interrogazioni a scadenze fisse ma lavori collettivi, dopo ogni lezione gli studenti godono di un quarto d’ora di pausa ed il tempo dello studio a casa è la metà di quello di uno studente italiano.
Molte lezioni sono interdisciplinari ed ogni studente ha il diritto di proporre un piano di studi orientato sui suoi interessi perchè, come dice il ministro dell’Istruzione finlandese: “Ogni studente possiede un talento e compito della scuola è quello di valorizzarlo”. Certo, c’è da dire che la Finlandia investe tre volte l’Italia nell’istruzione, ma le parole del ministro finlandese evidenziano l’abisso etico e culturale con le vicende italiane. Sarebbe consigliabile allora, per i futuri ministri dell’Istruzione, andare a prendere un caffè ad Helsinki e studiare bene le riforme che funzionano, nella speranza che riescano a carpirne i segreti e di riportarli con successo in Italia.
di Sebastiano Lo Monaco