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Almasry, l’Italia sempre a difesa dei criminali


Con il vergognoso rilascio di Najeem Osama Almasry, l’Italia si conferma fedele alleata dei regimi criminali. Il capo della polizia libica, che aveva sul capo un mandato di arresto internazionale, è stato arrestato a Torino dalla Digos in un hotel del capoluogo piemontese.

Chi è Almasry?

È il simbolo della Libia odierna, capo della polizia, capo della prigione e del centro di torture libico di Mitiga, accusato dalla Corte internazionale di crimini di guerra ed ha una condanna all’ergastolo. Le accuse vengono integrate dalle contestazioni di stupro, guerra, violenze sessuali plurime e omicidio.
La Corte penale internazionale non esclude una sua responsabilità per le fosse comuni trovate a Tarhuna, dopo il cessate il fuoco in vigore dall’Ottobre del 2020. Purtroppo, l’Occidente, a garanzia dei suoi interessi, ha voluto e creato una Libia corrotta, dove i poliziotti e criminali si scambiano i ruoli.

Rimandato a casa a bordo di un jet dei servizi segreti italiani

Il capo della polizia di Tripoli è stato arrestato a Torino dalla Digos, non è un caso che un elemento del genere sia riuscito ad arrivare sul territorio italiano senza alcun problema, visto l’ottimo rapporto dei vari governi italiani con la Libia. L’Italia tratta in modo amichevole i criminali libici addestrandoli e istruendoli. E allora sorge una domanda: come è possibile che un soggetto del genere venga liberato e immediatamente espulso e rimandato a casa a bordo di un jet dei servizi segreti italiani? A parlare è la Corte d’Appello di Roma: “Arresto irrituale, eseguito con un vizio di forma che lo rende nullo”.

Rimane un mistero anche il comportamento del Ministero della Giustizia oltre che del Viminale che firma un decreto di espulsione a tempo di record. Quando Almasry è arrivato in Italia, il 18 di Gennaio, aveva già addosso il mandato di cattura internazionale firmato lo stesso giorno. L’arresto viene eseguito il 19 mattina, viene portato al carcere delle Vallette, la polizia comunica la richiesta per la convalida dell’arresto, la stessa comunicazione arriva al Ministero, quindi chi doveva sapere ha saputo.

Sempre a difesa dei criminali

Ok il vizio di forma, ma in Italia vige il reato di tortura e allora perché il generale libico non viene nuovamente arrestato? Cosa ha fatto Nordio in tutto questo tempo? Nulla, parlerà solamente giorno 21 gennaio alle 15:55, tre ore prima che il Falcon dei servizi parta verso la Libia. Interessanti sono anche gli orari del volo che parte da Roma alle 10:14 e arriva a Torino alle 11:13, troppa premura, evidentemente bisognava rimandare in generale in fretta a casa.

Un comportamento coerente con i silenzi politici che hanno da sempre avvolto i patti tra Libia e Italia a partire dal “memorandum” Minniti firmato nel 2017. Un accordo firmato da Paolo Gentiloni che sarebbe stato impossibile senza l’avallo delle milizie armate che hanno in mano la Libia dalla morte di Gheddafi. Per completezza, bisogna aggiungere un particolare: Almasry è stato accolto come un eroe da una folla festante a fare da tappezzerie il jet con la bandiera tricolore e gli uomini dei servizi italiani.

di Sebastiano Lo Monaco

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