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In Italia è già caccia alle “streghe omofobe”. E se domani…

di Federico Cenci

C’è un filo rosso che attraversa l’Italia, unendo città distanti come Bergamo e Caserta. È il filo rosso dell’intolleranza di chi vuole impedire l’espressione di un pensiero non conforme al politicamente corretto. I recenti fatti di cronaca non lasciano adito a dubbi: benché il disegno di legge Scalfarotto non sia stato (ancora) definitivamente approvato dal Parlamento, si assiste (già) a una caccia alle streghe omofobe.

Tutti ricorderanno il cosiddetto “caso Barilla”, la gogna mediatica cui è stato esposto qualche settimana fa il presidente della nota multinazionale alimentare. L’aver definito «il concetto di famiglia sacrale» «uno dei valori fondamentali» della sua azienda è costato a Guido Barilla l’appellativo di “omofobo”, la reprimenda di alcune tra le più alte cariche istituzionali e il lancio di una campagna di boicottaggio verso i suoi prodotti. La polemica è rientrata soltanto dopo la solenne recita di un mea culpa – filmata e pubblicata su Youtube – resa ancor più significativa da una serie di prostrazioni tese a «rafforzare il proprio impegno aziendale verso la diversità».

Se a Barilla è costato caro l’aver proferito verbo, da Bergamo giunge testimonianza del fatto che di questi tempi, in Italia, si può venir accusati di omofobia anche soltanto restando zitti. È quello che è capitato sabato scorso alle 150 Sentinelle in Piedi, gruppo apartitico e aconfessionale che si oppone al Ddl Scalfarotto. Il loro metodo di protesta consiste nel riunirsi placidamente in una piazza, restando immobili e assorti nella lettura di un libro.

Nel capoluogo lombardo, tuttavia, il silenzio delle Sentinelle è stato bruscamente rotto da un cospicuo drappello di persone riunite dietro lo striscione “Bergamo contro l’omofobia”. I disturbatori hanno brandito bandiere arcobaleno, intonato insulti e tentato di provocare esibendosi in gesti d’affetto stravaganti. Il senso di responsabilità delle Sentinelle, che non hanno infranto l’imperturbabilità malgrado le provocazioni, ha impedito che la situazione potesse degenerare. Il loro punto di vista, d’altronde, è chiaramente pacifico, come ha spiegato il portavoce della sezione bergamasca del movimento: «Noi non siamo scesi in piazza contro qualcuno, tantomeno contro gli omosessuali che rispettiamo, ma solamente per chiedere di poter continuare ad esprimere la nostra opinione, cosa che non sarà più possibile se questa legge andrà in porto».

Eppure, scenari come quello che sta per configurarsi a Caserta dimostrano che la libertà d’opinione è minata già oggi, a legge non ancora approvata. La diocesi della città campana e la sua amministrazione comunale, infatti, sono finite nell’occhio del ciclone perché parteciperanno, nelle figure del vicario generale Antonio Pasquariello e del sindaco Pio Del Gaudio, a un convegno dal titolo “La trappola delle leggi anti-omofobia: verso la promozione dell’omosessualità, dei matrimoni e adozioni omosessuali?”. Il convegno, organizzato da Alleanza cattolica e dai Giuristi per la vita e previsto per oggi pomeriggio, ha destato scandalo in seno ad alcune realtà d’impronta progressista. Pertanto, in concomitanza con l’inizio del convegno, nei pressi del luogo in cui esso si svolgerà, è attesa una manifestazione di protesta, a cui non mancheranno i centri sociali, oggigiorno più avvezzi alla promozione della cultura Lbtg che non alle lotte sociali. La sensazione che serpeggia è che l’intento dei manifestanti sia quello di replicare quanto già avvenuto a settembre a Casale Monferrato, dove un convegno simile venne sospeso a causa dell’irruzione in sala – in barba al tanto decantato confronto democratico – di attivisti omosessuali e appartenenti a partiti di sinistra.

Tra Bergamo e Caserta c’è Roma. È qui, a Palazzo Madama, sede del Senato, che nei prossimi giorni inizierà la discussione sul disegno di legge Scalfarotto approvato dalla Camera. Appena ieri la Commissione Giustizia e Diritti umani è stata visitata da Frank La Rue, relatore Onu sulla libertà di espressione. Durante la sua audizione, questo forestiero di cui la maggior parte degli italiani ignora provenienza e contributo sociale della funzione che svolge, si è messo a pontificare sulla proposta di legge in questione. Come riferisce Sergio Lo Giudice, senatore del Partito democratico, La Rue «ha espresso la sua preoccupazione sul fatto che la proposta di legge contiene diverse eccezioni relative alle organizzazioni, come le associazioni religiose, ed ha invitato il Senato a riconsiderare questa questione e ad evitare che all’interno di una legge generale vengano inserite delle scappatoie».

Le ha chiamate proprio così: delle scappatoie. Questo ignoto diplomatico ci è partito dal Palazzo di Vetro di New York, per venire sin qui a sollecitare lo Stato italiano non a promuovere la libertà d’espressione (come il suo incarico indicherebbe), bensì a soffocarla. Con leggi ad hoc che siano viepiù repressive, che vadano a stanare i trasgressori all’interno delle loro associazioni, delle loro congreghe, persino fin dentro le loro chiese. E c’è pure chi, tra gli scranni, plaude a un intervento di tal risma. Se questi figuri riusciranno a prevalere durante la discussione della legge, in futuro ci ricorderemo dei fatti di Bergamo e Caserta come di un mite antipasto di una feroce caccia istituzionalizzata alle streghe omofobe.

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