Algeria. Bouteflika e gli intrighi di potere
Le elezioni algerine del 17 aprile hanno avuto l’esito ampiamente scontato della conferma di Bouteflika, eletto per la IV^ volta alla Presidenza, dopo che per un anno s’erano moltiplicate le voci più disparate sulla sua ricandidatura; e questo ha un significato. In Algeria, il Capo dello Stato non ha una funzione di direzione capace di determinare gli indirizzi politici, quanto di sintesi e garanzia ed esprime da sempre i rapporti di forza all’interno del “pouvoir”, l’apparato burocratico–militare che governa ininterrottamente il Paese dai tempi dell’indipendenza dalla Francia. Esso è costituito da tre elementi: i vertici delle Forze Armate, che ne rappresentano la componente militare; i vertici e i quadri del Fronte di Liberazione Nazionale (Fln), che ne rappresentano la componente civile; i servizi segreti, il cui nucleo centrale è il Drs (Departement du Renseignement et de la Securite). Questi tre centri, attraverso un intreccio di alleanze, determinano l’indirizzo del Paese.
Bouteflika è l’espressione dell’ala conservatrice del “pouvoir”, ostile ad ogni riforma o cambiamento; ad essa s’oppongono gli ufficiali inferiori e i quadri politici intermedi, che costituiscono la corrente riformista, e vorrebbero chiudere con il soffocante dirigismo statalista che fin qui ha retto la società algerina.
Ma oltre a questa divisione trasversale, la ricandidatura di Bouteflika ha visto lo scontro fra le Forze Armate (favorevoli alla riconferma) e il Drs (deciso all’avvicendamento), conclusosi con il ridimensionamento di quest’ultimo. I servizi dominano la scena nazionale dai tempi della sanguinosa guerra civile del 1991–2002, e devono il proprio immenso potere alla vittoria sui salafiti del Fis (Fronte Islamico di Salvezza) e alla lotta ai qaedisti. Forse quel potere stava diventando eccessivo, di qui l’azione per riassestare gli equilibri all’interno del “pouvoir”, che minacciavano di spostarsi troppo a favore del Drs e del suo capo, il Generale Mohamed Mediene “Toufik”.
Due le decisioni di Bouteflika (o, visto il suo stato di salute, più propriamente della sua area di riferimento): con la prima ha aumentato il budget delle Forze Armate per il 2014, portandolo a 12,45 mld di $; lo stanziamento può essere certo giustificato dall’esigenza di contrastare i jihadisti nel Sahara e nelle vallate della Cabilia, come pure i traffici illeciti che si fondono con essi e il Marocco e le sue mire mai sopite su antichi contenziosi, ma c’è un altro aspetto: le Forze Armate in Algeria hanno una funzione assai più ampia che altrove, spesso da welfare alternativo a quello civile che è limitato; più fondi equivalgono a maggiore influenza sulla società.
La seconda decisione è forse più importante: prevede l’accentramento presso il Ministero della Difesa di tutti i Dipartimenti del Drs, che prima erano suddivisi fra Difesa e Ministero dell’Interno. Con questa mossa il Drs e il Ministero dell’Interno hanno perso strumenti fondamentali per il controllo della società, della Magistratura e delle stesse Forze Armate, posti ora a disposizione dei militari.
Contemporaneamente a questo accentramento, sono stati pensionati 17 Generali appartenenti all’ala riformista del “pouvoir”, e avvicendati numerosi capi dei Dipartimenti del Drs, sostituiti con elementi più fidati o comunque privi d’ambizioni politiche.
È stato un duro colpo per Mohamed Mediene, di cui si sussurrava che aspirasse a succedere a Bouteflika; ma il Generale è già troppo potente, e il “pouvoir”, che si basa su un sistema collegiale della gestione del Paese (e dei miliardi di petrolio e gas), ha voluto evitare che si accentrasse troppo potere nelle sue mani.
Tuttavia è molto significativo che il blocco Fln–Forze Armate non sia riuscito a identificare un successore a un eterno Presidente ormai invalido; è evidente che non c’è un ricambio e che il potere di Mediene è tutt’altro che svanito. Lo scontro per la successione è solo rinviato e non potrà tardare troppo viste le condizioni di Bouteflika; allora il livello del confronto salirà di molto, perché sarà una partita decisiva destinata a mutare gli assetti stessi all’interno del “pouvoir”, e, viste le condizioni della società algerina e le tensioni che covano, tutto lo stato potrebbe andare incontro a una destabilizzazione.
È improbabile che si assista a un’altra “primavera”, gli orrori del “decennio nero” della guerra civile hanno vaccinato vaste parti della società da salti nel buio, ma è anche un Popolo che da troppo tempo assiste a incredibili latrocini, mentre viene mantenuto con elemosine.