Europa

Alexander Langer, rinascere a Sarajevo

Lo scorso febbraio ad Alexander Langer è stata conferita la cittadinanza onoraria di Sarajevo per la promozione della pace e della riconciliazione in Bosnia Erzegovina. Ad annunciarlo è stata l’Ambasciata italiana a Sarajevo il 26 febbraio in occasione della giornata della Città di Sarajevo che viene celebrata il 6 aprile di ogni anno. Alexander Langer, morto suicida il 3 luglio 1995 a Firenze, eurodeputato e attivista si era impegnato nel contrastare i conflitti che videro i Paesi della ex Jugoslavia protagonisti nei primi anni ’90.

Chi era Alexander Langer

Alexander Langer nacque a Vipiteno il 22 febbraio 1946 da padre viennese di origini ebraiche e da madre tirolese. Fu da subito immerso in un contesto culturale e sociale ricco ed in un contesto famigliare liberale e laico. Si trasferì a Bolzano e lì rimase durante tutta la sua educazione scolastica diventando bilingue. Frequentò l’Università di Firenze e si laureò in Giurisprudenza. Sin da giovane fu attratto dalla politica, ma soprattutto dalla possibilità di partecipare attivamente alla vita della comunità e al rapporto tra culture diverse, in particolare era interessato alla vicinanza e alla convivenza tra la cultura italiana e quella mitteleuropea. Durante la sua giovinezza si avvicinò alla religione cattolica e la sua fede divenne un segno distintivo della sua persona dedita all’aiuto, all’attenzione e alla cura nei confronti dell’altro da sé. Infatti, fu tentato dall’intraprendere un percorso di vita religioso, poi sconsigliato dai suoi stessi genitori.

L’esperienza politica

Dopo aver fatto esperienza nell’organizzazione religiosa della Federazione Universitaria Cattolica Italiana, militò in Lotta Continua, una formazione politica italiana extraparlamentare di orientamento comunista. Grazie a questa organizzazione gli fu permesso di intraprendere l’attività di giornalismo lavorando per il giornale dell’organizzazione politica omonima.

Fatta l’esperienza di un periodo in Germania, tornò a Bolzano e fondò il movimento politico italiano ed europeo “Federazione dei Verdi”, abbracciando uno stile di vita ecologico. Alexander Langer fece parte del consiglio provinciale della Provincia autonoma di Bolzano e del consiglio regionale del Trentino-Alto Adige dal 1978 al 1989, e nel 1989 fu eletto per la prima volta al Parlamento europeo e divenne il primo presidente del gruppo parlamentare dei Verdi. Fu rieletto nel 1994. Nel maggio 1995, Langer si candidò a sindaco di Bolzano, ma la sua candidatura fu respinta a causa del suo rifiuto nel dichiarare la propria appartenenza etnica nel censimento della città. Due mesi dopo pose definitivamente fine alla sua vita.

Alexander Langer e l’attivismo in Jugoslavia

L’attività politica di Langer, però, è ricordata principalmente per l’attivismo in Jugoslavia. Durante i primi anni ’90 Slobodan Milosevic, con la sua teoria della predominanza serba all’interno della Repubblica Federale, diede il via alla disgregazione della stessa ed anche a duri scontri che videro contrapporsi le comunità cristiane e musulmane all’interno del territorio. L’astio tra la comunità bosniaca e serba cristiana e quella bosniaca e musulmana sfociò in due gravissimi episodi che video protagoniste le città di Mostar e Srebrenica.

Alexander Langer si distinse anche per la difesa della città di Sarajevo durante la guerra del 1992–1995, divenendo così baluardo del dialogo e della ragione contro ogni forma di astio e violenza. Anche il generale serbo Jovan Divjak è stata una delle personalità che ha fortemente voluto la candidatura di Alexander Langer a cittadino onorario di Sarajevo. Lo apprezzava per essere un costruttore di ponti tra le popolazioni di diversa etnia, religione e cultura. La candidatura non solo è stata sostenuta da Divjak, ma anche dalla sua associazione “L’istruzione costruisce la Bosnia Erzegovina” e da tutto il resto della popolazione. “Io ero Jugoslavo e difendevo la multiculturalità della Bosnia – Erzegovina”, queste le parole che più spesso ripeteva Il generale Jovan Divjak, il quale è venuto a mancare proprio il 15 aprile scorso. “Sono nato a Belgrado quando era la capitale della Jugoslavia, ora sono un bosniaco di tradizione ortodossa”.

Alexander Langer, nel “Tentativo di decalogo per la convivenza interetnica” del 1994

Deve essere possibile una realtà aperta a più comunità, non esclusiva, nella quale si riconosceranno soprattutto i figli di immigrati, i figli di famiglie miste, le persone di formazione più pluralista e cosmopolita”. (…) “La convivenza plurietnica, pluriculturale, plurireligiosa, plurilingue, plurinazionale appartiene e sempre più apparterrà, alla normalità, non all’eccezione”. (…) “In simili società è molto importante che qualcuno si dedichi all’esplorazione e al superamento dei confini, attività che magari in situazioni di conflitto somiglierà al contrabbando, ma è decisiva per ammorbidire le rigidità, relativizzare le frontiere, favorire l’integrazione”. Ma non era più necessario solo riconoscere i fenomeni, stava diventando urgente anche intervenire tempestivamente per impedire che si continuasse a perpetrare tali violenze.

Ormai siamo arrivati a un punto di non-ritorno. O tiriamo le conseguenze che si impongono e rafforziamo la nostra presenza – mandato dei caschi blu, presa di posizione netta di fronte agli aggressori – e, in fin dei conti, rifiutiamo di essere complici della strategia di epurazione e di omogeneizzazione della popolazione della Bosnia, oppure cediamo al ricatto intollerabile delle forze serbo-bosniache, ritirandoci dalla Bosnia ed infliggendo così alle Nazioni Unite la loro più grande umiliazione proprio mentre si celebra il cinquantenario della fondazione dell’Onu. Oggi più che mai in passato dobbiamo armarci di dignità e di valori. E soprattutto ripetere quel “mai più” che risuona in tutta Europa dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.

Combattere l’epurazione etnica e religiosa come ideale politico

Oggi più che mai in passato dobbiamo difenderci, in Bosnia, contro coloro che spingono all’epurazione etnica e religiosa come ideale politico e lo impongono perpetrando crimini contro l’umanità. Se la situazione attuale è il risultato delle politiche disordinate, rinunciatarie e contraddittorie dei nostri governi, l’Unione europea in quanto tale è rimasta muta, impotente, assente. Bisogna che l’Europa testimoni e agisca! L’Europa, infatti, muore o rinasce a Sarajevo.” Questo urlò a gran voce Langer nel maggio 1995 a Tuzla. Gli accordi di Dayton, ovvero gli accordi per la pace in Bosnia ed Erzegovina, furono stipulati tra i 1° ed il 21 novembre 1995.

di Marzia Cotugno

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