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La pena di morte in Egitto è uno strumento di vendetta

di Zenab Muhammad

È ancora polemica contro la pena di morte inflitta a centinaia di sostenitori pro–Morsi, che nell’agosto 2013 hanno partecipato a diverse manifestazioni di protesta nelle città egiziane. Il tribunale egiziano ha condannato, oltre alla pena di morte per alcuni, circa 126 sostenitori dei Fratelli Musulmani a 10 anni di carcere ciascuno per aver partecipato alle proteste.

Le condanne a morte hanno suscitato una forte disapprovazione proveniente da tutto il mondo. Ad esempio, Marie Harf, parlando a nome del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, ha dichiarato che le condanne “rappresentano una flagrante violazione di norme fondamentali della giustizia”. “Il tribunale egiziano sta utilizzando la pena di morte come strumento di vendetta, non di giustizia”, ha riferito Matt Cherry, direttore esecutivo del Death Penalty Focus. “La comunità internazionale deve pressare non solo per processi equi in Egitto, ma anche per imporre una moratoria immediata su tutte le condanne a morte e le esecuzioni”.

Il leader spirituale dei Fratelli Musulmani, Mohamed Badie ha proclamato dal carcere che ”i giudici del golpe hanno condannato oltre un migliaio di persone a morte. Il colpo di Stato scompare”. La dichiarazione è stata fatta nel corso di un’audizione in cui Badie è sotto processo insieme a 130 altri dirigenti dei Fratelli Musulmani, tra cui anche l’ex presidente Mohamed Morsi.

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