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Albania, cento poliziotti nei centri vuoti

Non si è ancora spento l’eco di quanto accaduto nei centri di accoglienza in Albania voluti da Giorgia Meloni, dopo che 16 migranti arrivati dopo 50 ore di navigazione su di una nave militare partita da Lampedusa, sono stati rimpatriati in Italia. Un flop colossale con tanto di fanfara mediatica a seguito, con costi stratosferici, appalti assegnati senza gara e con personale delocalizzato nelle coste albanesi. Cosa rimane all’interno delle due strutture vuote di migranti?

Albania, poliziotti al confino

I centri sono vuoti, i migranti sono tornati in Italia per il semplice motivo che lì non ci potevano stare. Da qui nasce la diatriba con la magistratura rea, secondo il governo, di remare contro i desiderata del governo Meloni che aveva invogliato una parte degli italiani a dargli fiducia.

I centri vuoti dei migranti, sono invece pieni del personale italiano: medici, poliziotti, carabinieri e finanzieri sono in attesa, come in una fortezza Bastiani, che succeda qualcosa. Cento euro al giorno, più vitto e alloggio in un resort ubicato sul lungomare di Shengjin. Questo è il trattamento pensato per gli agenti in missione, al momento 176 tra cui: quattro direttivi, due sostituti commissari, 77 carabinieri, 47 finanzieri e una quarantina di operatori della polizia penitenziaria. Tutta gente che deve essere pagata e che, per buona parte, sta lì in attesa. Il governo Meloni ha rinchiuso agenti di polizia togliendoli dal prezioso lavoro che avrebbero potuto compiere in Italia, vista la cronica mancanza di personale.

I tagli

Come la sanità, anche il comparto della pubblica sicurezza non se la passa bene perché negli organi di polizia e carabinieri mancano, in tutto il territorio nazionale, 20mila unità. Il tutto, mentre vi è un aumento del +23% delle rapine in strada rispetto al 2019.

di Sebastiano Lo Monaco

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