Alan Gross di professione destabilizzatore
Qualche giorno fa sono stati divulgati dei documenti ufficiali nordamericani del National Security Archive che rivelano (se ce ne fosse ancora bisogno) che Washington opera contro il governo cubano con un programma di “democratizzazione” dell’isola attraverso una “attività operativa” che richiede “una discrezione continua” per portare a buon fine diversi “progetti di transizione”. Questi documenti sono stati esibiti durante la causa intentata da Alan Gross e da sua moglie contro la USAID e il Development Alternatives Inc. struttura alle cui dipendenze lavorava Gross durante la sua missione a Cuba del 2009, quando è stato arrestato per aver cercato di collocare in maniera clandestina attrezzature sofisticate di comunicazione. Development Alternatives Inc. è una dei principali contrattisti dell’USAID, l’Agenzia nordamericana collegata alla CIA che adesso è accusata dai Gross di non aver preparato, addestrato e protetto il loro agente durante la sua missione clandestina a Cuba.
Durante un incontro del 2008 fra la USAID e la DAI, è stato comunicato all’impresa contrattista che “la USAID non intende informare i cubani sul come e il perché hanno bisogno di una transizione democratica, ma che l’Agenzia vuole consegnare tecnologia e mezzi per produrre la scintilla che potrebbe giovare alla popolazione”, in altre parole un vero e proprio processo di destabilizzazione in un paese sovrano.
Un dirigente del DAI ha testimoniato in Tribunale che funzionari dell’USAID hanno segnalato che il programma per Cuba presentava rischi soprattutto per “costruire la rete richiesta di promotori della democrazia e dei diritti umani a Cuba.
Peter Kornbluh, del National Security Archive che si è incontrato nel 2012 a Cuba con il prigioniero Gross, aveva consigliato al governo Obama di negoziare e risolvere il caso Gross con le autorità cubane condividendo la preoccupazione della DAI “in quanto lo sviluppo della storia, in questo caso durante le more del giudizio, potrebbe creare rischi significativi per gli interessi della sicurezza nazionale, per la politica estera e per i diritti umani del governo degli Stati Uniti”.
L’avvocato Pertierra che si occupa dei rapporti fra Cuba e gli Stati Uniti, in un’intervista al quotidiano messicano “La Jornada” è sicuro che si è solo all’inizio di una serie di rivelazioni che dimostrano che Gross non era a Cuba solo per consegnare materiale elettronico alla comunità ebraica, ma aveva la missione di stabilire una rete alternativa di dissidenti funzionale agli interessi degli Stati Uniti, aveva, cioè, una missione destabilizzatrice.
Il caso Gross potrebbe servire per ottenere, finalmente, il ritorno in patria dei Cinque cubani i quali, contrariamente a Gross non avevano lo scopo di destabilizzare gli Stati Uniti, ma quello di evitare gli atti di terrorismo che dagli Stati Uniti continuano a mantenere inquieta la società cubana.
Fonte: http://www.giannimina-latinoamerica.it/2098-alan-gross-di-professione-destabilizzatore/