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Al-Sistani: Fatwa per sventare disgelo con Tel Aviv

I media iracheni, citando l’ufficio del leader religioso sciita iracheno Sayed Ali al-Sistani, lunedì hanno riferito che l’Ayatollah ha definito “haram”, religiosamente proibito, il consumo di prodotti di società israeliane o società che sostengono il regime israeliano. La fatwa arriva a meno di un mese da un incontro tenutosi ad Erbil sui rapporti con il regime israeliano. L’incontro ha suscitato un’indignazione diffusa. 

Errore di normalizzazione 

A settembre, la capitale della regione del Kurdistan iracheno, Erbil, ha ospitato un incontro sulla normalizzazione delle relazioni con il regime israeliano. L’incontro non è stato governativo, ma ha suscitato molte reazioni. La notizia ha scioccato varie fazioni irachene, anche all’interno della regione curda, causando molte polemiche, al punto che i funzionari iracheni sono intervenuti per arrestare e punire gli organizzatori. Il cosiddetto incontro di “pace”, a cui partecipavano personaggi poco noti, era un assetto volto alla normalizzazione con Tel Aviv, nonostante la sua agenda fosse apparentemente sulla pace, il dialogo interreligioso e la lotta contro il terrorismo. L’incontro è stato organizzato da forze appoggiate dagli Emirati Arabi Uniti in Iraq

Ambito sociale e politico della fatwa 

La recente fatwa dell’ayatollah al-Sistani, che vieta le merci israeliane, può essere vista come una risposta a queste intenzioni. Nella storia dell’Iraq, l’autorità religiosa ha sempre svolto un ruolo decisivo nel corso degli sviluppi politici e sociali. 

I seguaci e i sostenitori dell’ayatollah al-Sistani sono molto diffusi non solo in Iraq ma anche in altri Paesi della regione e persino in Paesi occidentali ed europei, e quindi la recente fatwa sarà di ampia portata. 

In realtà, la fatwa non solo mobilita l’opinione pubblica contro qualsiasi disgelo con Tel Aviv e impedisce a qualsiasi governo iracheno, anche filo-occidentale, di sollevare il caso, ma aumenta anche i costi della normalizzazione con il governo israeliano, anche in altri Paesi musulmani nella regione. La fatwa rappresenta anche un gesto di solidarietà alla causa palestinese.

Israele ben consapevole dell’influenza dell’ayatollah al-Sistani

Gli israeliani sono ben consapevoli dell’entità dell’influenza dell’ayatollah al-Sistani, e in generale dell’autorità religiosa, tra la gente. Nel 2019, l’agenzia stampa israeliana Debkafile ha definito la posizione e l’influenza dell’autorità religiosa un “nemico nascosto” che minacciava il cosiddetto progetto del Grande Israele. Il rapporto aggiunge che la vera minaccia non viene dall’Iran perché “gli iraniani sono nostri nemici aperti, ma l’orribile pericolo viene dall’Iraq e in particolare dalla città di Najaf e dai musulmani sciiti”. L’agenzia ha affermato che l’ayatollah al-Sistani, il fondatore delle Forze di mobilitazione popolare, una forza nata nel 2014 in opposizione al gruppo terroristico Isis a seguito di una fatwa, è un grave ostacolo agli interessi strategici di Tel Aviv e quindi è un vero esempio di assunzione segreta del nemico. 

“La fatwa è stata attuata anche da seguaci di altri religiosi a Najaf, Karbala, Qom e Mashhad e questo è un evento raro. Ha fondato diverse istituzioni educative, finanziarie e di servizio la cui gamma di attività va oltre l’Iraq e talvolta anche assistere il governo”, ha riferito Debkafile. 

di Yahya Sorbello

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