Al-Julani, il terrorista “presidente” progettato dai servizi segreti occidentali

Il famigerato terrorista ex leader di Al-Qaeda, Abu Mohammad al-Julani, cena con i padroni americani mentre i siriani muoiono di fame.
Mentre la Siria vacilla sotto un incessante collasso economico, il terrorista Julani – l’ex comandante di al-Qaeda diventato beniamino dei media occidentali – continua a posare per servizi fotografici con i suoi padroni americani. Mentre le famiglie a Idlib e oltre saltano i pasti, Julani cammina sui tappeti rossi stesi da think tank e dall’intelligence desiderosi di ripulire la sua immagine di “leader locale” o “partner dell’antiterrorismo”.
Questo terrorista ha ospitato giorni fa a Damasco il deputato statunitense Marlin Stutzman al Palazzo Presidenziale – un altro segnale del vuoto che regna in quel teatro dove attori stranieri elogiano la “resilienza” mentre i siriani sono economicamente schiacciati.
Oggi, il prezzo di una singola pagnotta di pane è di 4mila lire siriane. Per una famiglia di cinque persone, questo significa tre pagnotte al giorno: 12mila SYP al giorno, ovvero 360mila SYP al mese. A questo si aggiungono i costi di trasporto di base da e per il lavoro: 4mila SYP al giorno, 160mila SYP al mese. Sono 520mila SYP solo per il pane e il trasporto, mentre lo stipendio medio è di soli 300mila SYP.
I siriani lavorano solo per permettersi il tragitto per andare al lavoro. Cibo, elettricità, medicine: sono tutti beni di lusso. Vivono di soldi presi in prestito e bollette non pagate.
Gli effetti di al-Julani
Eppure, sotto il governo di Julani, migliaia di persone vengono licenziate, vengono imposte nuove tasse e intere proprietà vengono confiscate con il pretesto di misure di sicurezza o “tribunali della Sharia”. Chi protesta viene incarcerato, torturato o fatto sparire silenziosamente. Gli aiuti umanitari vengono bloccati o politicizzati, consentiti solo attraverso i canali controllati da Hts, che esigono fedeltà in cambio della sopravvivenza.
Gli apologeti di Julani che fumano erba in nome del califfato o di qualsiasi altra cosa pensino; l’eutopia della Sharia sponsorizzata dal Mossad, dal Bangladesh, dal Pakistan o dai Paesi Bassi, danno la colpa alle sanzioni, ma la fame, la confisca delle proprietà, i rapimenti, le uccisioni mirate e la brutale repressione settaria non hanno nulla a che fare con gli embarghi esterni. Questi sono gli strumenti di un regime mafioso.
La transizione di al-Julani – da terrorista nella lista nera a “governatore” di Idlib con la cravatta ad autoproclamato presidente – è stata progettata non dalle riforme, ma dai servizi segreti occidentali e dal riciclaggio di denaro ai media. L’uomo responsabile dei massacri, della pulizia settaria e del silenzio del dissenso viene ora usato per servire interessi geopolitici a costo del sangue siriano.
Il mondo potrebbe accettare la propaganda. I siriani, soprattutto quelli in coda per il pane, no!
di Redazione