Ai palestinesi non resta altra possibilità che una nuova Intifada
Hani al-Bassous, docente di Scienze Politiche presso l’Università Islamica di Gaza, in un’intervista rilasciata domenica 22 giugno a Press Tv, ha analizzato la situazione attuale a Gaza e in Cisgiordania, ponendo particolare attenzione al ruolo rivestito dalle varie fazioni politiche palestinesi e, soprattutto da Hamas, la quale chiede una nuova Intifada che fermi l’aggressione israeliana contro il popolo palestinese. Alla domanda se è davvero così realistica l’ipotesi dello scoppio di una nuova Intifada, al-Bassous ha risposto: “Prendendo in considerazione la situazione a cui quotidianamente assistiamo in Cisgiordania, dove l’esercito israeliano ha arrestato, ma sarebbe più opportuno dire ‘sequestrato’ centinaia di persone, l’assedio sulla Striscia di Gaza, i quotidiani attacchi aerei e il silenzio della comunità internazionale, penso che nessuna possibilità o alternativa sia stata lasciata al popolo palestinese che una nuova Intifada. Abbiamo già assistito a una situazione analoga nel 1987 e nel 2000, quando la politica aggressiva dell’occupante israeliano ha portato a un’escalation di terrore a cui il popolo palestinese ha reagito con la rivolta. Non è solo Hamas ora ad auspicare e chiedere una nuova Intifada, al punto che molte fazioni politiche palestinesi la ritengono l’unico modo per fermare le attività illegali israeliane e fermare l’aggressione contro il popolo palestinese, in Cisgiordania, a Gaza e a Gerusalemme”.
Alla domanda se la vicenda dei tre coloni “rapiti” stia minacciando il già precario equilibrio del neonato governo di unità nazionale palestinese e, in particolare, la riconciliazione tra Fatah e Hamas, al-Bassous ha risposto: “L’intera vicenda rappresenta una minaccia per il fragile equilibrio di questo governo di unità nazionale appena istituito. Il tutto a vantaggio dell’entità sionista che, per evidenti motivi, non vuole che vi sia unità tra i palestinesi. Un’unità politica rappresenterebbe una seria minaccia ai loro progetti di annientare il popolo palestinese e prolungare il più possibile l’occupazione. La situazione al momento è estremamente tesa e grave. Tuttavia credo fermamente che il popolo palestinese riuscirà ancora una volta a resistere e che si solleverà contro l’occupazione”.
Da circa dieci giorni, da quando sono “spariti” i tre coloni israeliani, l’occupante ha già arrestato 529 persone, devastato centinaia di abitazioni, derubato decine di famiglie, ucciso e ferito civili inermi. E cosa fa la Comunità Internazionale? Quella, per intenderci, così solerte ad esportare la propria democrazia a suon di bombe? Fingendo di non vedere il dramma che non solo in questi giorni, ma da più di 60 anni si consuma ai danni del popolo palestinese, affida la vicepresidenza della IV Commissione delle Nazioni Unite (Politiche speciali e Decolonizzazione) a Israele; l’organismo ha lo scopo di affermare e garantire il diritto dei popoli all’autodeterminazione e all’indipendenza. E’ doveroso ricordare che Israele occupa illegalmente il 78% della Palestina, costruisce insediamenti che violano il Diritto Internazionale (IV Convenzione di Ginevra), detiene più di 5000 detenuti palestinesi, alcuni dei quali senza capo di imputazione (detenzione amministrativa), ha provocato 10 milioni di rifugiati palestinesi. Che ognuno tragga le proprie conclusioni.