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Corruzione dilagante in Thailandia tra buone e cattive proteste

di Cristina Amoroso

Il portavoce dell’esercito Sirichan Ngathong venerdì scorso ha annunciato che l’attivista Sombat Boonngamanong è stato arrestato nella giornata di giovedì nella provincia di Chonbury a sud est di Bangkok, per aver condotto una campagna online allo scopo di organizzare comizi contro il golpe militare. “Abbiamo una squadra che lo ha rintracciato attraverso Internet”, ha detto, aggiungendo che Sombat affronta l’accusa iniziale di “violare l’ordine di riferire alla giunta”. Sombat dovrebbe essere trattenuto presso una struttura militare per un massimo di una settimana, per poi affrontare un ulteriore interrogatorio da parte della polizia e comparire infine davanti ad un tribunale militare.

Sombat, che potrebbe ricevere una pena detentiva di due anni è una delle centinaia di persone, tra cui politici, attivisti, accademici e giornalisti, che sono stati convocati dall’esercito dopo il colpo di Stato del 22 maggio, quando il capo dell’esercito thailandese, Prayuth Chan-Ocha, ha annunciato in diretta televisiva che l’esercito aveva preso il potere, occupando tutte le sedi del governo e sospendendo la costituzione, due giorni dopo l’imposizione della legge marziale, la chiusura dei dieci canali televisivi satellitari, e la censura di tutti i mezzi di informazione in nome della “sicurezza nazionale”.

Sombat è il leader di una fazione del movimento “camicie rosse”, che sostiene l’ex premier Thaksin Shinawatra in esilio, deposto dalla carica di primo ministro dal colpo di Stato del 2006, che lo accusava di corruzione e abuso di potere. Le camicie rosse sostengono anche sua sorella Yingluck, che è stata rimossa dal suo incarico di primo ministro il 7 maggio per “abuso di potere”.

Yingluck Shinawatra era stata convocata insieme ad altri 99 politici per un incontro con l’esercito in una base militare di Bangkok, durato diverse ore, alla presenza anche del capo dell’esercito Prayuth Chan-Ocha.

Dal canto suo il re della Thailandia, Bhumibol Adulyadej, ha approvato ufficialmente il colpo di Stato dell’esercito. L’annuncio è arrivato in occasione di una cerimonia a Bangkok, durante la quale è stato dato al generale Prayuth Chan-ocha il compito di guidare il Paese a capo del nuovo Consiglio nazionale per il mantenimento della pace e dell’ordine. Dopo la cerimonia, il capo della giunta militare ha detto che “il prima possibile” verranno organizzate delle nuove elezioni, ma al momento è troppo presto per definire una data.

La Thailandia è stata scossa da quasi sette mesi di proteste dell’opposizione contro il governo di Yingluck, che ha portato al colpo di Stato dei militari. Si tratta del 19º tentativo di colpo di Stato nel Paese dopo l’istituzione della monarchia costituzionale nel 1932.

Ora in Thailandia la legge marziale, la censura dei media e un coprifuoco notturno sono i tentativi di una giunta militare di frenare anni di disordini politici. Vien da chiederci se le proteste di massa sono buone o cattive. Il riferimento all’Ucraina ci viene spontaneo. Perché la stampa occidentale ha guardato con occhio diverso le proteste di Kiev e quelle di Bangkok, anche se i metodi di sommossa erano uguali? Quelle di Kiev erano proteste “buone”, visti gli interessi aziendal-finanziari dettati dall’estero in Ucraina. E quelle thailandesi?

Per la stampa occidentale “cattive” erano le proteste thailandesi contro il regime di Thaksin Shinawatra e di sua sorella, nominata primo ministro, Yingluck Shinawatra. Il regime di Thaksin Shinawatra e di sua sorella è stato sostenuto dall’Occidente ben prima che Thaksin assumesse l’incarico nel 2001, come riporta Global Research. Thaksin fu primo ministro nel periodo 2001-2006. Thaksin Shinwatra molto prima che divenisse primo ministro, già lavorava per aprire la via alle opportunità di Wall Street e di Londra, e contemporaneamente si lanciava nella politica thailandese. Una volta divenuto primo ministro Thaksin iniziò a ricompensare il sostegno che aveva ricevuto dai suoi sponsor occidentali per la presa del potere. Nel 2003, impegnò le truppe thailandesi nell’invasione statunitense dell’Iraq, nonostante le diffuse proteste sia dei militari che dell’opinione pubblica tailandese. Nel 2004, Thaksin tentò d’imporre l’accordo di libero scambio (Fta) Usa-Thailandia senza l’approvazione del Parlamento, ma con il sostegno del Business Council Usa-Asean, che nel 2011, poco prima delle elezioni che videro la sorella, Yingluck, andare al potere, ospitò i leader delle “camicie rosse” del “Fronte unito per la democrazia contro la dittatura” (Udd) di Thaksin.

Nel 2004 comparivano nel Business Council i profittatori di guerra: Bechtel, Boeing, Cargill, Citigroup, General Electric, Ibm, la famigerata Monsanto, ed attualmente anche le banche Goldman Sachs e JP Morgan, la Lockheed Martin, Raytheon, Chevron, Exxon, Bp, Glaxo Smith Kline, Merck, Northrop Grumman, gli Ogm della Monsanto Syngenta, così come Phillip Morris. Evidentemente dopo avere investito cifre astronomiche, tempo e risorse nel regime di Shinwatra, la condanna da parte dell’Occidente delle manifestazioni antiregime va vista come tentativo di proteggere i propri investimenti, non certo gli ideali di “Stato di diritto” o di “Democrazia”.

Chi sono queste “camicie rosse” alla cui area appartiene Sombat, l’attivista arrestato venerdì che organizza da Internet pacifiche manifestazioni di piazza? Si tratta di un movimento pro-regime di Thaksin della provincia di Phitsanulok, la roccaforte politica di Thaksin Shinawatra nel nord-est. Questo movimento ha stretti legami con il regime di Jatuporn Prompan, coinvolto direttamente nelle sanguinarie violenze del 2010. Il gruppo fu addestrato dal defunto Khattiya Sawasdipol, ucciso al culmine dell’insurrezione armata del 2010 che guidava per le strade di Bangkok per conto di Thaksin Shinawatra.

E’ un fatto che la Thailandia non sia riuscita a dissociare la sua politica dalla corruzione, un recente sondaggio condotto dall’Università della Camera di Commercio thailandese afferma che le aziende pagavano tra il 25-35 per cento del valore dei contratti per ungere i funzionari di governo, dal 5-10 per cento nel 1990. La piaga della corruzione dilagante, spese politiche populiste come prestiti a basso costo e la controversa sovvenzione del riso, introdotta dal governo di Yingluck, ha attirato particolare ire, svuotando le casse thailandesi di miliardi di dollari solo per puntellare la base degli elettori rurali.

Alla fine dello scorso anno, in Thailandia migliaia di persone protestavano contro una legge che, se approvata avrebbe permesso all’ex primo ministro, il miliardario Thaksin Shinawatra, accusato di corruzione e abuso di potere, di tornare libero a Bangkok con l’amnistia. E’ il momento di chiedersi se la democrazia possa mai sopravvivere con le “attenzioni” di simili uomini.

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