Ahmad Sa’daat: “Omar Nayf, omicidio orchestrato da Anp e Israele”
Durissime le parole di Ahmad Sa’daat, segretario generale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina il giorno dopo l’assassinio di ‘Omar Nayf in Bulgaria.
Il leader palestinese, detenuto in una prigione israeliana dal 2006 punta il dito contro l’Autorità palestinese e ritiene l’accaduto l’esito di un coordinamento tra l’intelligence israeliana e l’Autorità palestinese (Anp).
“Si è trattato di un assassinio orchestrato da Anp e Israele”, ha detto Sa’daat che invita i leader della resistenza a costituire un tribunale popolare per indagare e identificare i responsabili di questa collaborazione”
“Ciò che è accaduto ieri all’interno dell’Ambasciata palestinese a Sofia non è dissimile dall’operazione contro la prigione di Gerico”, ha proseguito Sa’daat con riferimento al giorno in cui gli agenti britannici abbandonarono la prigione dell’Anp per permettere agli israeliani di rapire e trasferire i detenuti in un penitenziario israeliano”.
Tra di essi c’era anche Ahmad Sa’daat.
L’uccisione dell’ex combattente del Fronte Nayf solleva molti quesiti e getta ombra sulla capacità e sulla volontà della rappresentanza diplomatica di fornire protezione al palestinese là rifugiatosi di fronte alla minaccia di estradizione che, nel dizionario israeliano, si traduce con una dichiarazione di morte.
L’assenza di un’intelligence nella sede diplomatica palestinese ma anche la natura dei messaggi recapitati dall’ambasciata alla famiglia di Nayf nelle settimane precedenti aggrava le ipotesi di collaborazionismo dell’Anp.
“Il Mossad arriverà da un momento all’altro e quest’ambasciata non farà nulla per impedirlo”, sarebbero stati informati i parenti di Nayf posti sotto pressione.
Altre manovre che non convincono il leader del Fronte riguardano la visita fatta a Mahmud ‘Abbas dal premier bulgaro. Secondo l’opinione di Sa’daat, il presidente palestinese è il principale sospettato insieme al ministro degli Esteri Ryadh Al-Malki e all’Ambasciatore palestinese a Sofia Ahmad Al-Madhbuh.