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Afghanistan, un Paese in rovina dimenticato dai media

di Salvo Ardizzone

L’Afghanistan è sparito da tempo dai media; una tragedia sanguinosa rimossa dalla coscienza occidentale, ma che a tutt’oggi continua più che mai a martoriare quel Paese. Inutile rifarne la storia: è stata una delle sciagurate avventure con cui l’Amministrazione Bush, e i gruppi di potere che le stavano dietro, hanno lucrato cifre colossali sulle forniture, sugli appalti, sulle commesse militari, facendo di quei cumuli di cadaveri l’occasione di scandalose rapine e corruzioni.

Obama ha provato a sganciarsi da quel pantano, in cui non poteva esserci nessuna vittoria, e s’è inventata una exit strategy per porre fine a un gigantesco fallimento.

Nel settembre del 2014, dopo una tormentata vicenda elettorale trascinatasi per mesi fra polemiche e accuse di brogli, Ashraf Ghani è stato proclamato nuovo presidente, succedendo ad Hamid Karzai, distintosi nei lunghi anni di potere per inconcludenza e corruzione.

Le truppe occidentali, che hanno tenuto in piedi il Governo di Kabul, hanno iniziato da tempo la ritirata da un Paese completamente distrutto e fuori controllo, in cui regna la più completa anarchia, dove la corruzione è la regola e l’unico traffico che prospera è quello dell’oppio.

I fiumi di denaro spesi da Washington in tutti questi anni, sono tornati indietro grazie a meccanismi scandalosi che decuplicavano i costi delle forniture senza che nessuno controllasse, o finiti nelle tasche dei signorotti locali compiacenti. Per la gente che pativa guerra, carestia e arretratezza nulla è rimasto, fuorché i lutti e una distesa di macerie.

In questo quadro desolante il terrorismo è tutto fuorché debellato, anzi, i gruppi criminali si sono moltiplicati in una stretta commistione di banditismo, traffico di droga (enormemente aumentato, spesso gestito dalle autorità locali e unica risorsa per la popolazione in diverse aree del Paese) e sovvenzioni straniere, a cominciare da quelle dei Servizi pakistani. Anche il marchio dell’Isis non poteva mancare in quel verminaio, e il 18 aprile ha fatto il suo debutto ufficiale a Jalalabad, con un attacco suicida che ha fatto 35 vittime.

I Signori della Guerra locali, piaga antica dell’Afghanistan, sono più potenti che mai e dominano i propri territori spesso dall’interno delle strutture effimere di uno Stato tale solo di nome.

Le Forze di Sicurezza afghane, a cui l’Occidente avrebbe dovuto passare le consegne, malgrado somme ingenti ed anni ed anni spesi in addestramento da Nato e Usa, sono assolutamente impreparate. Le diverse forze di polizia, salvo qualche rara eccezione, si distinguono per inefficienza e corruzione, vessando le popolazioni al servizio dei vari signorotti o dei propri esclusivi interessi.

L’Esercito (Ana) è appena meglio, ma invece che aumentare decresce, falcidiato da perdite elevate e defezioni: dal gennaio al novembre 2014 gli effettivi sono scesi da 195mila a 169mila, con una diminuzione dell’11%. Inoltre, è privo di copertura aerea, indispensabile per operare in un Paese così accidentato e fuori controllo, tanto che la Nato ha già dovuto dichiarare che offrirà il suo supporto aereo per tutto il 2016, ben oltre la data ufficiale del ritiro.

Già, il ritiro: contrariamente a quanto detto a suo tempo, gli Usa manterranno almeno 10mila effettivi sul terreno, divisi in due missioni: Resolute Support, già nota, dovrebbe continuare l’addestramento del personale afghano; ad essa s’affiancherà la nuova Freedom Sentinel, che avrà funzioni di contro terrorismo, in pratica la continuazione di Enduring Freedom. Non è per nulla chiaro quanti uomini saranno destinati all’una o all’altra, quello che è certo è che senza un nocciolo duro di Forze Speciali pronte all’impiego, l’impalcatura marcia di Kabul potrebbe collassare all’improvviso.

Laggiù sta per iniziare la bella stagione e i gruppi armati, Taliban, Signori della Guerra, banditi e milizie varie, lanceranno le solite offensive per conquistare terreno ed influenze.

Ecco, è in questo quadro sciagurato di totale fallimento che il nostro Premier Renzi, obbedendo a Obama, terrà il nostro residuo contingente almeno per un altro anno invece che rimpatriarlo come previsto. Staranno lì a fare da bersaglio a miliziani, insorti e banditi senza ragione alcuna che lo giustifichi che non sia la più assoluta sudditanza a Washington.

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