Afghanistan, ultimatum di Trump su Bagram

Afghanistan – Il ministro dell’Istruzione afghano, Habibullah Agha, ha recentemente dichiarato ai giornalisti che i droni statunitensi pattugliano di notte lo spazio aereo afghano e che i talebani non riescono a individuarli. Nel frattempo, i legislatori statunitensi discutono degli aiuti ai gruppi anti-talebani, etichettando i talebani come “organizzazione terroristica” e sostenendo le forze di opposizione, a dimostrazione di una tacita approvazione del continuo intervento statunitense.
In questa situazione di tensione si inserisce il presidente Donald Trump, che ha pubblicamente fatto pressione sui talebani affinché restituissero il controllo della base aerea di Bagram agli Stati Uniti.
Sui social media e in dichiarazioni internazionali, Trump ha minacciato “cose brutte” se l’Afghanistan non si fosse conformato, rifiutandosi persino di escludere un’azione militare per riconquistare la base.
I talebani hanno fermamente respinto queste richieste, definendo qualsiasi cessione di territorio “fuori questione” e citando l’accordo di Doha, che enfatizza la non ingerenza negli affari interni dell’Afghanistan.
Secondo quanto riferito, alcuni leader talebani hanno trasferito i propri familiari in India, a dimostrazione dei timori per la sicurezza del loro regime a fronte delle crescenti minacce esterne. Anche le forze di opposizione si stanno silenziosamente mobilitando. I veterani del vecchio esercito afghano, i membri dell’Alleanza del Nord e le nuove milizie rimangono pochi ma determinati.
Il Fronte di Resistenza Nazionale e i gruppi alleati accennano a una ripresa del conflitto, soprattutto con la possibilità di un ritorno dei finanziamenti statunitensi. In Afghanistan, le tensioni sociali aumentano a causa dei rigidi codici religiosi applicati dai talebani, che alienano donne e giovani. Il leader del regime ha recentemente convocato alti funzionari per affrontare il crescente dissenso interno.
Afghanistan ancora al centro degli interessi Usa
Nel frattempo, potenze regionali come Cina, Russia, Iran e Pakistan fanno pressione sui talebani affinché reprimano i gruppi estremisti, preoccupate per le ricadute di violenza e instabilità. Il riferimento di Trump alla vicinanza della base al sito cinese per i test nucleari di Lop Nur segnala la più ampia posta in gioco strategica, che lega l’Afghanistan alle rivalità tra potenze globali.
Dopo l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Cina, Russia, Pakistan e Iran hanno chiesto congiuntamente il rispetto della sovranità dell’Afghanistan, mettendo in guardia gli Stati Uniti contro un’azione militare.
Per gli afghani, un’altra guerra sarebbe devastante: aggraverebbe gli sfollamenti, fratturerebbe istituzioni fragili e alimenterebbe la violenza. La durezza dei talebani nasconde l’insicurezza, mentre l’opposizione si prepara in silenzio. I droni in cielo ricordano a tutti che, nonostante il ritiro delle truppe statunitensi, l’Afghanistan rimane intrappolato in una lotta pericolosa dagli esiti incerti.
di Redazione