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Afghanistan: “Ma cosa siamo andati a fare laggiù?”

Afghanistan – Oltre il danno, anche la beffa. È grande lo stupore di fronte a ogni singolo commento che denuncia la pulizia etnica in atto da parte dei Talebani sulle minoranze, la violenza sulle donne, l’assenza pressoché totale dei diritti di quest’ultime e l’uso quotidiano della brutalità. 

Perché tanta indignazione generale, ora? 

Era noto alle Democrazie Occidentali, alla stampa del mondo, alle femministe del momento, all’intelligence “planetaria” e ai difensori dei diritti che i Talebani sono e rappresentano quanto sopra descritto, per cui per quale motivo amareggiarsi solo adesso e non pronunciare neanche una parola di dissenso quando gli Americani, con la complicità della Nato e dell’Ue, hanno iniziato a trattare con loro per la transizione del potere? 

Degli “Accordi di Doha” tutti ne erano a conoscenza, eppure quanti hanno detto cosa? Gli Stati Uniti hanno trascinato il mondo intero in una crociata per “combattere il terrorismo internazionale”. La maggior parte degli Stati europei hanno partecipato a questa inutile spesa umana e militare e ora tornano a trattare con i Talebani dopo che migliaia di civili e soldati anche italiani, hanno perso la vita in un una missione che non è valsa a nulla, davvero a nulla. 

I Talebani non esistono da oggi. Essi sono coloro che applicano la Shari’a per governare, ossia la legge sacra della religione islamica basata sul Corano. Sono gli alleati di Al-Qāʿida dal 1996/1997 circa, l’organizzazione terroristica di Bin Laden. I Talebani sono quelli che sono stati rovesciati nel 2001 con l’intervento militare capeggiato dagli Stati Uniti di George W. Bush, dopo l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 Settembre 2001

In Afghanistan i proventi derivanti dalla produzione e dal commercio dell’oppio e dell’eroina hanno finanziato negli anni il terrorismo internazionale, ma è cristallino che con l’intervento della Nato e delle diverse missioni succedutesi dal 2001 all’Agosto del 2021, il volume degli affari non è affatto diminuito, ma è palesemente aumentato.

I Talebani fanno semplicemente il loro. Di cosa ci si stupisce? 

Eppure dall’Agosto del 2021 il protagonista delle tv e dei giornali è stato lo shock per le scene raccapriccianti di violenza e soprusi provenienti da quella parte di mondo. 

Italia ci sei stata anche tu, rispondi… o forse meglio tacere; in effetti, c’è poco da commentare a questo punto. 

È lecito, ha senso affermare che ora i Talebani hanno a che fare con forze più radicali di loro? Che al momento, in quella parte del Grande Medio Oriente sono loro il baluardo contro lo Stato Islamico che ha molti dei suoi mercenari già chiaramente sul territorio? Uno stato fondamentalista di tale genere, presumibilmente non ci metterà poi molto a divenire territorio di addestramento e richiamo per forze comparabilmente violente, a meno che queste ultime non minaccino una pretesa di potere. Nel passato recente appunto, i Talebani si sono alleati con Al-Qāʿida.         

Come allora non partecipare a una conferenza dov’è possibile ascoltare esperti e studiosi parlare di questo argomento finalmente in maniera chiara, oggettiva ed esauriente?

Afghanistan: analisi di una sconfitta

Il 1 Dicembre a Roma alle ore 17.30 si è tenuto un incontro organizzato dal Dott. Maurizio Simoncelli, Vicepresidente dell’Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo IRIAD, su “Afghanistan: analisi di una sconfitta. Riflessioni sul fallimento di una missione internazionale ventennale”, con la partecipazione di Giampaolo Cadalanu (“La Repubblica”), Emanuele Giordana (Presidente “Afghana”) e Alberto Negri (“Il Manifesto”). In tale occasione è stato anche presentato il volume “I Talebani. Storia e ideologia” (Luni Ed.).

Sono molte le questioni analizzate con intelligenza durante questa ora e mezza di approfondimento ma l’inizio è già senza dubbio significativo: in questo conflitto hanno perso la vita 50mila civili e 66mila tra poliziotti e soldati afghani, 50/52 mila talebani, 72 giornalisti. Per quanto concerne gli investimenti militari, gli Usa hanno speso oltre duemila miliardi di Dollari e solo 125 miliardi di aiuti allo sviluppo; all’Italia la missione è costata quasi 9 Miliardi di euro.

Produzione di oppio ed eroina

Altri e non meno impressionanti sono i numeri riguardanti la produzione di oppio ed eroina: nel 2001 in Afghanistan la coltivazione di oppio era di duemila ettari, lo scorso anno il picco ha raggiunto 224 mila ettari. Non c’è bisogno di un matematico per comprendere quanto, durante l’intervento militare degli Usa, della Nato e delle varie missioni occidentali, sia aumentata la risorsa che per anni ha finanziato il terrorismo internazionale. Eppure la bandiera era sconfiggere quest’ultimo.

“Fallimento” è la parola secca che più risuona nella sala: questo ciclo della guerra al terrorismo iniziato nel 2001 ha perso senza mezze misure. Ha fallito un’idea dell’Occidente, la visione geo-politica così architettata dell’area Atlantica; ha fallito lo sciocco concetto di esportare la Democrazia senza considerare le differenze culturali e sociali dei popoli e delle strutture tribali e ha fallito un modo di intendere la politica internazionale. In questo conflitto persino l’Onu ha perso credibilità.

Chi ha vinto invece?

Hanno vinto le aziende produttrici di armi, ha vinto il guadagno che c’è stato con la produzione di bombe, mine, missili e proiettili e hanno vinto le società che dispensano contractors a destra e manca.

Da questo Paese tutti, afferma Negri, se ne sono andati in fretta e furia ben prima delle immagini dei video internazionali. L’Ambasciata Italiana ad esempio, come afferma Giordana, è stata chiusa subito ed è stata abbandonato anche l’Ufficio di Cooperazione per cui avevamo pagato l’affitto fino a Dicembre 2021. La resistenza delle forze armate afghane è risultata praticamente nulla in quanto l’esercito, privo di una copertura aerea, non ha mai avuto un numero effettivo di uomini significativo e potente. I Talebani invece hanno sempre continuato ad avere il 40-50%  del controllo del territorio fuori le città e di conseguenza, un consenso molto forte.

Inoltre, la situazione scaturita dagli Accordi di Doha ha segnato anche la vittoria del Pakistan che ha sempre sostenuto chi si opponeva al governo “democratico” instaurato in fretta e senza cura dagli occidentali.

Cosa è stato fatto in questi anni per dare delle alternative a questo Stato? In pratica nulla e peggio perché ci si lascia dietro un’altra Nazione in cui l’80% degli oppiacei che girano per il mondo arrivano dall’Afghanistan e il 14% del Pil è fatto di coltura oppiacea, cifra ben superiore all’esportazione delle merci legali.

Afghanistan e Accordi di Doha

L’unico obiettivo degli Accordi di Doha è stato quello di garantire che questo Paese non sia più la base di partenza di attentati terroristici all’estero. Ognuno può avere la sua opinione a riguardo ma sinceramente è da illusi credere che così sarà. Senza alcuna rappresentanza diplomatica è impossibile difendere alcun diritto e avere un reale sentore dell’evolversi della situazione.

Afghanistan, Iraq, Siria, tutte guerre perse e si parla anche, come sottolinea Negri, di Esercito Europeo? Altro nodo centrale sollevato durante la conferenza. 

Prima di riflettere su questo, suggerisce il giornalista, si dovrebbe pensare allora a cosa sia la Nato oggi dato che in essa ci sono Paesi europei che si alleano in funzione di altri, facenti comunque parte dell’Alleanza Atlantica. Questa Difesa Europea vuole essere allora un’alternativa alla Nato e a quelle Nazioni che in essa non ci piacciono?

Negli ultimi 20 anni la politica internazionale è stata costellata di errori clamorosi anche per una questione di ignoranza, nel senso letterale di mancanza di conoscenza. Ad esempio, durante le prime elezioni democratiche rappresentative in Afghanistan, i collegi elettorali sono stati organizzati su base territoriale, cosa quanto meno inadeguata questa dato che il Paese è caratterizzato da una suddivisione in Clan (appartenenza a un Clan). 

Non è possibile non considerare le differenze culturali e sociali dei Paesi e la loro storia. L’inadeguatezza fa da padrona. Per cui è palese che continuare ad affidare la tutela dell’Occidente agli Usa è diventato impossibile. È bello quando si ha la possibilità di partecipare a dibattiti tanto sensati e finalmente pertinenti, in quanto la politica estera è da tempo ormai un teatrino di false e superficiali proiezioni.

di Ilaria Parpaglioni

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