Afghanistan: eletto nuovo presidente, ma il Paese resta nel caos e sotto occupazione
Dopo mesi di stallo politico e polemiche roventi, l’Afghanistan esce dal limbo e proclama Ashraf Ghani, ex Ministro delle Finanze, nuovo Presidente del Paese succedendo ad Hamid Karzai, nel primo trapasso di potere per via elettorale della storia afghana. Lo sfidante, l’ex Ministro degli Esteri Abdullah Abdullah, potrà nominare un “chief executive”, una figura ideata sul momento, con poteri analoghi a quelli di Primo Ministro. È il risultato d’un accordo siglato al termine di settimane di trattative fra i due sfidanti, con il Segretario di Stato Usa, John Kerry, a fare da mediatore.
A giugno, Ghani aveva sconfitto Abdullah al ballottaggio con il 56% di voti, ma lo sfidante non aveva riconosciuto quella vittoria accusando il vincitore di brogli; per mesi si era protratto il riconteggio sotto la mediazione dell’Onu, e le estenuanti trattative per giungere all’accordo.
A parte il popolo afghano, era la Nato che premeva per avere un interlocutore che potesse mettere la firma sul trattato che le permetterà di mantenere nel Paese un robusto contingente (i numeri variano, ma si parla di circa di 10/12mila uomini) dopo il ritiro già programmato per il 2014. Il ruolo ufficiale dovrebbe essere d’addestramento e “mentoring” per le forze di sicurezza afghane, in realtà si tratta nella gran parte di elementi delle Forze Speciali che, alla bisogna, sarebbero utilizzati come contingente di pronto intervento e stabilizzazione in situazioni di crisi, vale a dire un protrarsi della presenza militare per il mantenimento dello status quo nel Paese. Inoltre, accanto a quello con la Nato, dovrebbe essere siglato un altro accordo bilaterale con gli Usa, al fine di assicurare una sorta di extraterritorialità alle basi di Washington e impunità al personale militare, secondo un’usanza dello Zio Sam che conosciamo anche troppo bene in Italia.
Nel frattempo l’insorgenza talebana è tutt’altro che sopita, come pure l’azione dei network terroristici che hanno base in Pakistan; anzi, guadagnano terreno non solo con la forza dell’intimidazione, ma anche a causa di una spaventosa corruzione e del completo fallimento della presidenza Karzai.
Dopo anni e anni di guerra e di sangue, l’Afghanistan formalmente dovrebbe voltare pagina, peccato che rimangano tutti i presupposti perché tutto continui come sempre: violenza, corruzione, occupazione straniera, guerre per procure combattute dai vicini (Pakistan in testa) per garantirsi il controllo del Paese.