Afghanistan ancora “Tomba degli Imperi”
Gli Stati Uniti fuggono dall’Afghanistan, subendo la sconfitta del secolo. I talebani hanno ripreso il controllo del loro territorio, invaso nel 2001 dalle truppe Usa e Nato che hanno occupato il Paese per 20 anni.
Clamorosa sconfitta degli Stati Uniti
La guerra più lunga nella storia degli Stati Uniti è costata oltre 2,2 trilioni di dollari, con circa tremilacinquecento soldati della Nato uccisi e oltre 50mila civili afgani uccisi, una stima prudente, conta milioni di sfollati o trasformati in rifugiati. Durante l’ultimo decennio, i talebani hanno demolito la strategia di Washington “clear, build and mantain”, terrorizzando intere comunità che hanno collaborato con le forze statunitensi.
La svolta degli eventi in Afghanistan è stata assolutamente scioccante ma non sorprendente. La violenta acquisizione da parte dei talebani delle principali città del Paese è stata mozzafiato per velocità e facilità, mentre il presidente Ashraf Ghani fuggiva dal Paese.
La scena del personale americano in fuga da Kabul, proprio come avevano fatto da Saigon nel 1975, era decisamente inquietante. Di fronte a quella scena molti si saranno chiesti il perché di questa guerra iniziata 20 anni fa in seguito agli eventi dell’11 settembre 2001.
Una guerra al terrore divenuta guerra del terrore
Gli Stati Uniti e i loro alleati hanno invaso l’Afghanistan con il pretesto di catturare Osama bin Laden e rovesciare i talebani che, secondo loro, avevano dato rifugio a lui e alla sua organizzazione terroristica al-Qaeda. L’Afghanistan si è trasformato rapidamente in un pantano per le truppe americane e della Nato che non erano in grado di catturare Bin Laden o stabilire il pieno controllo sul terreno accidentato del Paese dell’Asia centrale.
Nonostante ciò, amministrazione dopo amministrazione, tutti i presidenti americani da Bush, inclusi Obama e Trump, hanno continuato la guerra. Il budget per la difesa è diventato sempre più grande e i produttori di armi hanno realizzato maggiori profitti poiché hanno fornito di tutto, dagli stivali ai proiettili ai carri armati e ai missili. Per tutto il tempo, gli Stati Uniti sono stati in grado di mantenere una presenza militare ai confini della Cina, ai confini dell’Iran e nelle immediate vicinanze della Russia. Solo nel 2011 Osama Bin Laden sarebbe stato ucciso durante un “misterioso” raid americano. Nonostante ciò, gli Stati Uniti hanno continuato a occupare l’Afghanistan per altri 10 anni con il pretesto della costruzione della nazione e dell’addestramento delle forze di sicurezza. Forze di sicurezza governative che sono scomparse mentre i talebani avanzavano fino alla conquista di Kabul e al completo controllo del Paese.
Afghanistan, “Tomba degli Imperi” nel Grande Gioco imperialista
Il crollo totale delle forze governative afghane in seguito al ritiro delle truppe statunitensi ha lasciato molti a Washington e in altre capitali occidentali a grattarsi la testa per le risposte. Sapevano bene gli scettici della guerra che l’Afghanistan rappresenta “la tomba degli imperi” a buon diritto, che si trattasse dell’impero britannico del XIX secolo o dell’impero sovietico nel XX secolo.
I grandi attori cambiano volto e nome ma i territori contesi o discussi sono sempre gli stessi. Nel Grande Gioco della diplomazia imperialista gli Usa sono subentrati al Regno Unito e alla Russia, nel grande affresco storico fatto dal giornalista e scrittore Peter Hopkins il lettore può trovare l’antefatto di molti avvenimenti degli scorsi anni in Afghanistan e in Iran.
Nelle parole dell’antico re macedone, Alessandro Magno, l’Afghanistan è “facile da raggiungere ma difficile da uscire”, frase che racchiude la realtà di un territorio difficile da conquistare e occupare. Ma un’America del dopo Guerra Fredda troppo sicura di sé non era in grado di afferrare tali riferimenti storici dopo gli attacchi dell’11 settembre che avevano colpito il cuore dei suoi simboli economici e militari a New York e Washington uccidendo quasi tremila americani.
di Cristina Amoroso