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Acqua, l’arma di Israele contro Gaza

Israele sta usando l’acqua come arma contro i civili palestinesi, riducendo deliberatamente la quantità di acqua a loro disposizione, in particolare le fonti di acqua potabile, causando una devastante carestia, ha rivelato l’Euro-Med Human Rights Monitor in un nuovo comunicato stampa.

Il team sul campo dell’Euro-Med ha osservato danni significativi a un impianto di desalinizzazione nel quartiere di al-Zaytoun, a sud di Gaza City, a seguito di attacchi diretti israeliani. Ciò ha anche causato l’uccisione di un giovane, che stava riempiendo un gallone di acqua, e il ferimento di altre persone, ha riferito il Palestinian Information Center.

La stazione, che forniva servizi ad almeno 50mila persone in diversi quartieri residenziali vicini, ha subito danni significativi dopo essere stata bombardata dall’esercito israeliano con una bomba GBU che ha sfondato diversi piani ed è esploso al primo piano. Con l’aumento delle temperature estive, la popolazione della Striscia di Gaza sta affrontando notevoli difficoltà nell’accesso all’acqua, si legge nella dichiarazione.

Negare l’acqua è un crimini di guerra

Le stime mostrano che da ottobre dell’anno scorso, la quota pro capite di acqua nella Striscia di Gaza è diminuita del 97% a causa della vasta distruzione delle infrastrutture idriche. Come risultato della guerra, la quota pro capite di acqua nella Striscia è diminuita a tre litri al giorno, mentre nel 2022 era di circa 84,6 litri al giorno. La continua distruzione e devastazione da parte dell’esercito israeliano rende la Striscia di Gaza invivibile, in particolare dopo aver distrutto nove cisterne d’acqua su dieci e metà delle reti idriche, ovvero 350 km su 700 km.

Secondo le stime delle Nazioni Unite, circa il 96 percento della popolazione nella Striscia di Gaza (2,15 milioni di persone) affronta alti livelli di insicurezza alimentare acuta. Mentre l’intero territorio è classificato in emergenza (fase IPC 4), oltre 495mila persone, ovvero il 22 percento della popolazione, stanno ancora affrontando livelli catastrofici di insicurezza alimentare acuta (fase IPC 5). In questa fase, le famiglie patiscono una grave carenza di cibo, la fame e l’esaurimento delle capacità di adattamento.

di Redazione

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