A Michele Liguori, assassinato dalla sua “Terra” e tradito dal suo Stato
Si sono svolti ad Acerra i funerali di Michele Liguori, il solo componente del nucleo ambientale del Comando municipale, morto ieri all’età di 59 anni a causa di due tumori, che lo hanno divorato.
La bara del vigile, l’unico che non serviva per fare affari con i rifiuti tossici perché non ha mai offerto coperture, è entrata nella affollatissima chiesa di Sant’Alfonso, dove si sono svolti i funerali, passando per un picchetto formato da carabinieri, polizia, vigili urbani e volontari di associazioni ambientaliste.
Nel rito funebre, celebrato dal vescovo di Acerra, Monsignor Antonio Di Donna, Michele è stato ricordato come un moderno angelo che ha lottato contro la “bestia”, contro il male.
In anni di lavoro il vigile Liguori scattava fotografie, stendeva rapporti e chiedeva aiuto. Nell’epicentro del disastro, stendeva denunce contro la “bestia” che, divorando milioni di tonnellate di rifiuti tossici, distribuiva nel sangue di uomini e animali livelli di diossina 400 volte superiori al consentito. La gente moriva – e continua a morire – in anni di immobilismo non perché le istituzioni fossero distratte o molto impegnate, erano soltanto colluse.
Mentre c’era chi avvisava di ogni controllo e insabbiava le denunce, Michele si ammalava di tumore e dirà nell’ultima intervista “Questa è la terra di mio padre e di mio figlio, non potevo far finta di non vedere. A me i vigliacchi non sono mai piaciuti”. “Non sembra un caso che oggi si svolgano i suoi funerali – ha detto il vescovo nell’omelia funebre – nel giorno di San Sebastiano morto martire, patrono della polizia municipale. Caro Michele, ora stai andando verso la terra del cielo dove troverai le pietre del Pantano, le acque delle sorgenti del Riullo, il terreno del Calabricito, ma trasformate, libere dall’inquinamento, e le tue scarpe non si scioglieranno così come avvenuto sui terreni inquinati. Mostra al crocifisso le tue piaghe, e lui ti mostrerà le sue. Saranno il vostro sacrificio per tutti noi”.
Preferiamo ricordare solo le parole del vescovo, non quelle istituzionali di altri figli della Terra dei Fuochi che, pur sapendo, hanno preferito nascondere la verità, tradendo la loro terra. Scompare con Michele un altro simbolo della lotta contro l’inquinamento, la camorra e la complicità dello Stato. Uno Stato che Michele ha servito con onestà e lealtà, fino a morirci. Un destino tragico che sta accomunando tutti gli eroi moderni della Campania, che rimane Felix solo nel ricordo.