A Gaza si continua a vivere tra le macerie
Aumentano le tensioni e le proteste dei palestinesi della Striscia di Gaza nei confronti dell’Agenzia delle Nazioni Unite, Unrwa, ritenuta incapace di far ripartire la ricostruzione nell’enclave costiera a causa delle restrizioni imposte da Israele – malgrado l’accordo raggiunto durante la tregua – sull’ingresso di materiali da costruzione.
L’ultima guerra israeliana sulla Striscia di Gaza, che ha avuto inizio l’8 luglio, si è conclusa il 26 agosto con una tregua che è entrata in vigore dopo negoziati indiretti nella capitale egiziana Il Cairo. Secondo gli ultimi dati, circa 89mila case di palestinesi sono state danneggiate durante l’aggressione militare israeliana, mentre sono 15mila le abitazioni totalmente distrutte o gravemente danneggiate.
Il governo di Gaza ha stimato che per la ricostruzione dell’intera Striscia servirebbero almeno 400 camion al giorno carichi di materiali da costruzione per i prossimi sei mesi. Tuttavia, al momento solo 75 camion hanno consegnato materiale per la ricostruzione. Il Comitato Popolare per il monitoraggio della ricostruzione della Striscia di Gaza, ha dichiarato il 15 novembre scorso che ci vorranno almeno venti anni per ricostruire completamente Gaza.
I donatori internazionali si sono impegnati a versare 5,4 miliardi di dollari per la ricostruzione. Esperti palestinesi, tuttavia, sostengono che la ricostruzione costerebbe circa 7,7 miliardi di dollari.