A Gaza è in corso una catastrofe umanitaria
A distanza di una settimana dal cessate il fuoco concordato tra Israele e la Resistenza Palestinese, la situazione umanitaria è allarmante e continua a peggiorare. Secondo quanto riporta Press Tv, gran parte della Striscia di Gaza è senza corrente elettrica anche per 18 ore al giorno da quando, il 29 luglio, l’aviazione israeliana ha colpito, e gravemente danneggiato, l’unica centrale elettrica dell’enclave costiera.
Sabato 16 agosto l’Autorità Palestinese per l’Energia e le Risorse Naturali ha dichiarato che è in condizione di coprire il fabbisogno energetico della popolazione per 6 ore al giorno e per un periodo di tempo limitato di soli 2 mesi, aggiungendo che la riparazione della centrale elettrica richiederà quasi un anno di lavori.
Ad aggravare una situazione già drammatica, si aggiungono la carenza di acqua potabile e la conseguente diffusione di varie patologie, causate dalle scarse condizioni igienico-sanitarie. Monzer Shoblak, funzionario del consiglio idrico locale, ha dichiarato che l’erogazione dell’acqua è stata progressivamente ridotta del 50%, in seguito ai danni provocati alle infrastrutture dalla lunga offensiva israeliana “Protective Edge”.
A queste dichiarazioni si aggiungono quelle rilasciate domenica 17 agosto da Valerie Amos, sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari, la quale ha ribadito che riparare i danni alle infrastrutture della Striscia di Gaza richiederà mesi e mesi di lavori e ha sottolineato come i bombardamenti israeliani non abbiano risparmiato le strutture delle Nazioni Unite, danneggiando e distruggendo ben il 97% degli edifici, perlopiù scuole e strutture sanitarie.
Intanto, sale in maniera preoccupante il bilancio delle vittime: 2016 martiri, di cui più di 450 bambini secondo fonti delle Nazioni Unite, e 10193 feriti.