A Fukushima si è sull’orlo del disastro nel silenzio delle autorità
di Mauro Indelicato
A Fukushima la situazione è davvero drammatica, ma ciò che appare più drammatico, è il lungo silenzio sia delle autorità giapponesi che della Tepco, l’azienda che gestiva l’impianto nucleare danneggiato dal terremoto dell’11 marzo 2013.
Nonostante sia passato questo importante arco di tempo, l’unica cosa certa è che al momento anche gli esperti nipponici non stanno capendo nulla della situazione; le vasche che contengono il liquido nucleare sono danneggiate, gli edifici dei reattori sono venuti giù già prima che lo tsunami si abbattesse sulle coste della città giapponese e nell’oceano Pacifico ogni giorno vengono sversati in acqua enormi quantitativi di materiale radioattivo.
Soltanto di fronte all’evidenza la TEPCO ha dovuto ammettere che la situazione non è affatto sotto controllo, specie perché intorno all’area del reattore n.4, il più danneggiato, è quasi impossibile operare: sono già numerosi gli operai che hanno contratto il cancro per via delle esposizioni alla radioattività dell’impianto, mentre alcune fonti parlano anche di robot che si smagnetizzano quando si avvicinano troppo al cuore del reattore.
Di recente, il premier giapponese, Shinzo Abe, è stato in visita nelle zone colpite dal disastro di due anni e mezzo fa ed a Fukushima ha dichiarato come il governo pretende che entro il marzo del 2014 si fermi la fuoriuscita di sostanze radioattive verso l’oceano; ma non è così semplice: i lavori di messa in sicurezza dell’impianto, dovrebbero iniziare entro fine anno, ma il contesto in cui si andrà ad intervenire è davvero pericoloso e delicato.
C’è chi ha azzardato, per esempio, la comparazione dell’operazione di estrazione delle barre d’uranio dal reattore, a quella dell’estrazione di una sigaretta da un pacchetto accartocciato; potrebbe bastare che anche soltanto una di queste barre, indispensabili da levare per fermare l’emorragia di materiale radioattivo, possa subire danneggiamenti, per far sviluppare un incendio, le cui conseguenze non solo per il Giappone ma anche per i paesi limitrofi e forse per l’intero emisfero settentrionale potrebbero essere devastanti.
Ma non solo: alcuni esperti, ipotizzano che a questo punto il materiale radioattivo potrebbe aver iniziato a bucare il terreno e ad infiltrarsi nelle falde acquifere, tanto che si sta ipotizzando un gigantesco blocco di ghiaccio da installare in corrispondenza delle vasche, per bloccare il materiale, operazione questa che mai nella storia si è verificata.
A tutto questo, bisogna aggiungere che se l’operazione di tamponare la fuoriuscita di materiale andrà in porto, in ogni caso la contaminazione dell’acqua resta e soprattutto ci vorranno almeno 60 anni per bonificare l’area, che oramai è un vero e proprio deserto nel raggio di 50 km dalla centrale di Fukushima.
Intanto, la terra anche a distanza di anni continua a tremare; nei giorni scorsi, a pochi chilometri dai radiatori maledetti, un’intensa scossa di magnitudo 5.4 della scala Richter, ha provocato diversi feriti, ma soprattutto ha fatto temere il peggio per la stabilità di ciò che rimane degli edifici della centrale.
Il Giappone è quindi in ansia per le proprie sorti, anche a Tokyo il panico non è da meno e questo a pochi giorni dall’assegnazione alla capitale nipponica delle Olimpiadi 2020. Da Fukushima, oramai etichettabile come il peggio disastro nucleare della storia, prima anche di Chernobyl, passa la sintesi di cosa rischia l’uomo quando si spinge ben oltre la soglia di sicurezza; e così, anche nel Giappone delle cento centrali nucleari (ritenute indistruttibili fino al 2011), si pensa di mandare in pensione l’energia atomica, ma oramai potrebbe essere troppo tardi.