Marcia di Selma, la lotta per i diritti civili è sempre più attuale
Le tre marce di Selma di cinquant’anni fa, sono un pezzo di storia della lotta per i diritti civili in assoluto e per l’America in particolare. Oggi è difficile comprendere il clima d’allora, quando, malgrado gli emendamenti della Costituzione Usa parlassero chiaro, negli Stati del Sud ai neri era di fatto impedito di registrarsi per poter votare.
Per rivendicare questo diritto, il 7 marzo del ’65, seicento attivisti si riunirono per marciare da Selma fino a Montgomery, la capitale dell’Alabama, dove c’era ancora il Ku Klux Klan con i suoi cappucci e le croci di fuoco. Ci voleva coraggio per farlo, contro un’intera società basata sulla segregazione e sull’emarginazione della comunità di colore.
Sull’Edmund Pettus Bridge, i pacifici dimostranti furono assaliti dalla polizia mandata dal governatore George Wallace: fu un’aggressione selvaggia con lacrimogeni, manganelli e cani, che non fece differenza nel pestare a sangue uomini o donne, giovani o anziani. Due giorni dopo i dimostranti si presentarono in 2.500 per ripetere la marcia, superarono il ponte dov’era avvenuta l’aggressione, si fermarono dinanzi al massiccio schieramento della polizia pronta a caricare e tornarono indietro.
Il 16 marzo si presentarono ancora più numerosi e stavolta non tornarono indietro, malgrado le minacce del Governatore e le provocazioni della polizia; con loro c’era Martin Luther King e molti noti attivisti per i diritti civili, che avevano compreso l’importanza politica di quel gesto.
A scortarli lungo la strada per Montgomery furono schierati migliaia di uomini dell’Esercito, della Guardia Nazionale e dell’Fbi, che tennero indietro la polizia dello Stato pronta ancora ad attaccare. Giunsero dopo una settimana e, dinanzi al Tribunale, Martin Luther King tenne un celebre discorso contro la segregazione e l’emarginazione, a cui il Ku Klux Klan rispose poco dopo uccidendo Viola Liuzzo, un’attivista per i diritti civili.
Pochi mesi dopo, nell’agosto del ’65, sull’onda emotiva del bestiale pestaggio dell’Edmund Pettus Bridge, il Congresso vinse le feroci resistenze dei numerosi parlamentari segregazionisti ed emanò il Voting Rights Act che, finalmente, a un secolo di distanza dalla fine ufficiale della schiavitù, stabiliva l’uguale diritto di voto per tutti.
Fin qui la Storia, tracciata da uomini coraggiosi che hanno messo in gioco tutto per l’affermazione di un diritto dinanzi a una società egoista e ostile; ma dopo cinquant’anni quella battaglia è ancora attuale, lo dimostrano i tanti, troppi, episodi di brutale violenza della polizia nei confronti di gente di colore come a Ferguson, a Cleveland, a New York e da ultimo, poche ore prima delle celebrazioni della ricorrenza di Selma, a Madison, dove un altro ragazzo disarmato è stato ucciso.
Sono episodi che non sono relegati nel Sud, e dimostrano tutta la fragilità e la sofferenza di una società americana malata e priva di ideali o semplicemente di riferimenti culturali condivisi. Oggi, un Sistema egoista, costruito sulla venerazione del denaro e del successo, scarta e discrimina la parte più debole: è il caso dell’esplosione della povertà e dell’area del disagio, semplicemente abbandonate a se stesse. È il caso degli immigrati, sfruttati in tutti i modi senza che sia concesso loro alcun diritto, con la minaccia della deportazione sempre a condizionarli. È il caso delle discriminazioni, ancora presenti nell’America “profonda” e bigotta, nei confronti degli omosessuali.
È tipico delle società deboli, prive di autentici valori, scaricare le proprie insicurezze discriminando il “diverso”, additandolo come causa dei propri problemi. È un meccanismo che non scatta solo negli Usa, basta pensare alle becere idiozie a cui hanno abituato leghisti e compagnia: è paura, è ignoranza, è gretta meschineria che, in Usa, in Italia come in tante altre parti del Mondo, trovano squallidi personaggi pronti a cavalcarle per fondarvi sopra le proprie fortune politiche e personali.
Di episodi come le marce di Selma, e del coraggio di uomini pronti a mettersi in gioco per ideali, per difendere un diritto e chi non ne ha, c’è più che mai bisogno in questo mondo sempre più gretto ed egoista.
di Salvo Ardizzone