Africa

Israele alimenta crisi idrica Nilo per indebolire Egitto e Sudan

Israele – L’acqua è l’elisir della vita, il che significa senza questo grande dono di Dio, non solo l’umanità ma anche gli animali e le piante non sarebbero sopravvissuti sulla faccia della Terra, rendendola sterile come il Pianeta Marte

Sfortunatamente, la maggior parte di noi esseri umani, invece di essere grati all’Onnipotente condividendo pacificamente le risorse di acqua tra di noi, abbiamo combattuto come tribù, e ora come Stati nazionali moderni, per avere il controllo esclusivo su fiumi e laghi, a spese di coloro che sono ritenuti deboli.

L’ultima crisi in questo senso è sulle acque del fiume più lungo del mondo, il Nilo, che irriga undici Paesi africani, e per due di essi – Egitto e Sudan – è la fonte primaria di vita e vegetazione, poiché senza di essa gli Stati arabi sarebbero stati un deserto inabitabile. 

È un dato di fatto che le grandi civiltà egiziane, a cominciare dagli antichi faraoni, dovevano la loro esistenza e il loro sviluppo al Nilo, e questo stesso fattore viene sfruttato oggi dai nemici dell’umanità per creare cattivi sentimenti nei nuovi Stati africani.

Chi alimenta le fiamme della sedizione è Israele che non fa parte delll’Africa e il cui scopo principale è quello di minare l’economia, la cultura, il potere politico e il prestigio dell’Egitto e del Sudan. 

Sin dalla sua nascita illegittima a seguito di decenni atrocità e devastazione della Palestina da parte degli inglesi, l’entità chiamata Israele non ha risparmiato sforzi per colmare di odio i cuori dei sovrani dei Paesi alle sorgenti del fiume Nilo.

A seguito del complotto sionista, unito all’assistenza tecnica, l’Etiopia costruì l’enorme diga rinascimentale – le dimensioni di Londra – il cui controverso riempimento è iniziato nonostante le proteste del Cairo e di Khartum. Ciò ha portato alla nascita di una nuova crisi nella regione che minaccia di esplodere in azioni militari sconsiderate, a beneficio di Israele.

L’Egitto e il Sudan, che dipendono in gran parte dal Nilo per il loro fabbisogno idrico, avevano precedentemente messo in guardia l’Etiopia da qualsiasi azione unilaterale nella creazione del previsto serbatoio da 74 miliardi di metri cubi. Volevano un accordo su ciò che accadrà durante i periodi di siccità, ma i ripetuti negoziati si sono conclusi senza accordo. 

Israele e la sua politica dell’odio

L’Unione africana, che sta supervisionando gli ultimi sviluppi, a breve dovrebbe convocare un incontro per disinnescare la crisi, che potrebbe arrivare al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite con il conseguente intervento delle potenze mondiali. 

L’Egitto, coinvolto nella crisi libica, ha attenuato le sue precedenti minacce all’Etiopia affermando di voler risolvere le controversie sulla mega-diga sul Nilo. Uno attacco militare è un’opzione non realistica in considerazione della distanza tra Egitto ed Etiopia che lascerebbe inoltre il Cairo isolato a livello internazionale ed eliminerebbe ogni possibilità di un accordo futuro. 

La stessa opzione, se presa dai sovrani ancora instabili del Sudan, che condivide un lungo confine con l’Etiopia, fornirà un’opportunità d’oro a Israele e al suo padrino Usa, per frammentare ulteriormente il Sudan dopo aver separato il Sud cristiano/animista ricco di petrolio e creato un movimento secessionista nel Darfur musulmano ma non arabo.

Tutto ciò è indicativo dei disegni diabolici del regime sionista di mettere i Paesi del Nilo l’uno contro l’altro, specialmente contro l’Egitto e il Sudan, che a loro volta hanno bisogno di costruire l’unità nazionale in patria prima di avviare negoziati all’estero, dal momento che i regimi al Cairo e Khartum non vengono eletti popolarmente, ma installati dai petro-dollari dei cugini israeliani di lingua araba, i sauditi. 

di Yahya Sorbello

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