Caucaso, chi c’è dietro la crisi?
La crisi che è scoppiata nuovamente nella regione del Karabakh, nel Caucaso meridionale, non è esclusiva responsabilità né della Repubblica di Armenia né della Repubblica di Azerbaigian. Ci sono ulteriori motivi dietro i nuovi scontri in questa regione dove abbondano le risorse naturali. È un dato di fatto, entrambe le parti in conflitto non vogliono che le controversie tra loro si infiammino in sanguinosi scontri, come è accaduto negli ultimi mesi in una regione attraverso la quale passano oleodotti vitali.
Mosca, che era la sede dell’Impero sovietico che per settant’anni governò il Caucaso in seguito alla sottrazione dall’Iran a metà del 19° secolo, non ha alcun interesse ad innescare una guerra tra le due parti.
Ciò significa che il vero colpevole è da qualche altra parte, e certamente non in nessuna delle capitali dell‘Europa occidentale, che ultimamente stanno cercando di aumentare la loro influenza nel Caucaso.
Tutti i suggerimenti indicano che il “problema” sta dall’altra parte del mondo, seduto comodamente nella Casa Bianca a Washington, dove le fiamme del razzismo stanno bruciando gli Stati Uniti negli ultimi mesi dopo il brutale omicidio del cittadino afroamericano, George Floyd, da parte di agenti di polizia.
Lo zio Sam, in considerazione delle sue politiche sataniche, ha tutte le ragioni per disturbare la pace del Caucaso, soprattutto perché la regione è delimitata dalla Russia e dalla Repubblica Islamica dell’Iran.
Interessi Usa nel Caucaso
L’instabilità in una regione che funge da corridoio per gli oleodotti che portano petrolio e gas sui mercati mondiali è nell’interesse degli Stati Uniti, e gli attuali scontri nell’area di Tavush sono progettati per diffondere la guerra più vicino ai gasdotti, tra cui il gasdotto del Caucaso meridionale. Questo territorio fa parte del corridoio meridionale del gas, che comprende anche il gasdotto transanatolico di gas naturale e il gasdotto Trans Adriatico.
Questi fatti confermano che entrambe le repubbliche – Armenia e Azerbaigian – dovrebbero diffidare delle interferenze americane. Non dovrebbero permettere agli Stati Uniti di avere successo nei suoi progetti malvagi a danno della popolazione e delle nazioni della regione del Caucaso.
Pertanto, al fine di disinnescare la crisi, la Repubblica Islamica dell’Iran si è offerta di mediare e ha invitato le due parti a impegnarsi nel dialogo. Il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, ha già tenuto colloqui telefonici separati con i suoi omologhi azeri e armeni, rispettivamente Elmar Mammadyarov e Zohrab Mnatsakanyan.
Teheran ha consigliato sia a Yerevan che a Baku di esercitare moderazione e di avviare colloqui per risolvere pacificamente le tensioni. L’Iran si impegna per la pace e lo sviluppo collettivo dei suoi vicini e spera che il buon senso prevarrà da entrambe le parti.
La pace e la stabilità del Caucaso sono davvero vitali per l’intera regione e tutti gli sforzi dovrebbero essere fatti da tutte le parti per tenere fuori gli americani e i loro servi diabolici, i sionisti, che cercano sempre di pescare in acque agitate.
di Yahya Sorbello