Cronaca

Coronavirus, per i musei solo silenzi e incertezze

Il coronavirus sta mietendo vittime non solo tra la popolazione ma anche tra chi possiede un’attività che, lentamente sta cercando di ripartire. I ristoratori sono il gruppo più rumoroso in questi giorni; premono affinché lo Stato e le regioni gli diano la possibilità di riaprire. Se i ristoratori si sono fatti sentire, un settore che rimane silente è quello dei musei che, in teoria, in una nazione come l’Italia dovrebbe essere uno dei principali comparti. Ad oggi, dei musei e di quando potranno tornare ad aprire non si ha nessuna notizia.

Il famoso “settore terziario” che dovrebbe essere il fiore all’occhiello dell’Italia è rimasto al palo: alberghi chiusi, musei chiusi con buona pace non solo dei turisti che purtroppo saranno pochi, ma soprattutto del personale che negli alberghi e nei musei ci lavora. Per i musei si tratta di un colpo fortissimo che verrà assorbito con molta difficoltà. Perdite che si possono calcolare in decine di milioni di euro. Eppure, una data era stata sussurrata nei giorni scorsi, ed è quel 18 Maggio fatidico.

Coronavirus ha messo in ginocchio anche la cultura

Il 18 Maggio sulla carta dovrebbero riaprire parrucchieri, barbieri e ristoranti soprattutto nelle regioni a basso contagio coronavirus, ma in una situazione di estrema delicatezza come quella contrassegnata dalla “Fase2”. Aprire senza avere un minimo di sicurezza e con trecento morti al giorno è un azzardo che l’Italia non potrebbe permettersi.

Per i musei non si è parlato di aiuti e non si sa nemmeno se ce ne saranno. Riaprire nei mesi estivi è già di per sé controproducente visto che l’italiano preferisce o meglio, preferiva armarsi di infradito, costume e svernare sulle spiagge lasciando al turista straniero il compito di occupare le sale dei musei. A peggiorare la situazione di quest’anno vi è anche il timore dei contagi visto e considerato che parliamo di luoghi chiusi.

Eppure, i musei hanno un costo gestionale non indifferente composto da vigilanza, biglietteria, personale addetto alle sale, affitti e pulizie alla quale si affiancherebbero i necessari processi di sanificazione semmai si decidesse di riaprire al pubblico. Si tratta di costi enormi che nelle condizioni attuali pochi poli museali potranno permettersi di ottemperare.

Nessuno ha parlato di aiuti al comparto cultura alla quale oltre ai musei si devono affiancare i teatri e le sale cinematografiche. In questo ambito lo Stato dovrebbe intervenire massicciamente con trasfusioni di liquidità che dovrebbero consentire di rimettere in sesto il settore. Stride la differenza con quanto fatto in Germania dove la Cancelliera Angela Merkel ha stanziato per il solo settore culturale 50 miliardi di euro.

In Italia purtroppo restano solo rumorosi silenzi mentre il comparto culturale, polmone vitale del Paese affoga senza che nessuno gli tenda una mano.

di Sebastiano Lo Monaco

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