Medio Oriente

Golan, vani i tentativi di Israele di cambiare identità

L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha ribadito la sua richiesta al regime israeliano di conformarsi alle risoluzioni sul Golan siriano occupato, in particolare la risoluzione n. 497 per il 1981, che considera la decisione di Israele di imporre la propria legge, giurisdizione e amministrazione legale sul Golan siriano occupato come nulla e senza effetti giuridici internazionali. Ciò è avvenuto venerdì scorso quando l’Assemblea Generale ha adottato la decisione intitolata “Golan siriano occupato”, con 157 Stati che hanno votato a favore, 20 Stati che si sono astenuti e solo Israele e gli Stati Uniti hanno votato contro.

Questa risoluzione afferma che il sequestro di terre con la forza non è consentito secondo il diritto internazionale e la Carta delle Nazioni Unite, chiedendo a Israele come autorità occupante di cessare di cambiare l’identità architettonica, la formazione demografica, la struttura istituzionale e lo stato legale del Golan siriano occupato, e cessare in particolare di costruire insediamenti.

L’Assemblea ha sottolineato nella risoluzione che qualsiasi azione intrapresa da Israele per modificare l’identità e lo status giuridico del Golan siriano occupato è nulla e che tali azioni violano il diritto internazionale. La risoluzione chiede anche che Israele cessi di imporre la nazionalità israeliana e le carte d’identità ai cittadini siriani nel Golan siriano occupato e di cessare le azioni oppressive contro di loro, con l’Assemblea che denunciava le violazioni di Israele delle Convenzioni di Ginevra.

Golan e complicità Usa

Il riconoscimento del presidente americano Trump sull’annessione di Israele delle alture del Golan è stato ampiamente celebrato dagli israeliani. Ma quegli stessi israeliani sanno delle centinaia di migliaia di persone espulse dal territorio durante la guerra del 1967?

La grande maggioranza degli israeliani non sembra ancora al corrente del fatto che oltre 130mila abitanti delle alture del Golan furono espulsi dai loro villaggi e città durante la guerra del 1967. In effetti, negli ultimi decenni, il territorio è diventato un tema di “consenso” tra la maggior parte degli israeliani, con molti che non vedevano alcun motivo per restituirlo, quasi che nella coscienza israeliana le alture del Golan fossero percepite come vuote, in realtà erano popolate come la Cisgiordania quando fu conquistata nel 1948.

Come nel caso dei rifugiati palestinesi, per decenni la linea ufficiale israeliana è stata che gli abitanti del Golan siano semplicemente fuggiti di propria iniziativa. Ancora oggi nella loro hasbara italiana nelle pagine di storia propinateci alla data 1967 si legge: Giugno 1967: guerra dei sei giorni. Le forze israeliane conquistano le alture del Golan. I residenti arabi fuggono, restano gli abitanti di quattro villaggi drusi.

Secondo le stime della Siria, tuttavia, solo circa 50mila di loro sfuggirono ai bombardamenti israeliani e se ne andarono a fianco dell’esercito siriano in ritirata. I soldati israeliani hanno ammesso nelle interviste che molti residenti sono rimasti indietro e hanno aspettato di tornare nei loro villaggi, mentre altri hanno tentato di riattraversare le linee dell’armistizio.

di Giovanni Sorbello

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