Medio Oriente

Riyadh incline alla fine della guerra in Yemen

La guerra in Yemen ha ormai raggiunto un punto estremamente sensibile e decisivo che segnala che il conflitto sta per finire. Nell’ultimo anno e durante varie fasi della guerra, gli esperti politici e i media hanno predetto che il regime di Riyadh e i suoi alleati arabi accetteranno negoziati e una soluzione politica alla guerra dopo che il movimento yemenita Ansarullah ha preso il sopravvento negli scontri.

Il 20 settembre scorso, parlando al talk show “60 Minutes” della Cbs, il Principe ereditario saudita Moḥammad bin Salman ha risposto affermativamente alla proposta del movimento Ansarullah per un accordo stop-for-stop. Il principe ha affermato che il suggerimento di smettere di lanciare missili nel regno da parte delle forze yemenite e la fine degli attacchi aerei dell’Arabia Saudita sarà una mossa positiva e aiuterà i negoziati politici più seri per concludere un accordo di pace. Salman ha aggiunto che Riyadh sostiene qualsiasi proposta che porti una soluzione politica alla crisi yemenita. Khaled bin Salman, suo fratello e viceministro della Difesa, ha dichiarato nel corso di un’intervista che la monarchia guarda alla positività del piano di cessate il fuoco e lavorerà per attuarla. 

Malcontento all’interno della famiglia reale 

L’ascesa al potere del principe Mohammad ha suscitato diversi malumori all’interno della casa reale. Le azioni di bin Salman per rafforzare la presa sul potere hanno causato una spaccatura all’interno della famiglia dominante. Il divario, si è manifestato in modo molto evidente lo scorso anno durante il raid sul Palazzo Khozam per assassinare il principe Mohammad. Ora la situazione economica è peggiorata a causa degli enormi costi della guerra. Dopotutto, negli ultimi tre anni, i prezzi del petrolio sono stati relativamente bassi, il che significa che il regno ha perso quasi la metà del suo reddito da esportazione di petrolio. Da aggiungere i recenti attacchi della Resistenza yemenita alle strutture petrolifere di Aramco che hanno fermato forzatamente metà della produzione petrolifera saudita. 

In un periodo di crisi finanziarie, il principe ereditario sembra ancora una volta intenzionato a strappare soldi ai ricchi principi per affrontare il deficit di bilancio. Da ricordare la folle mossa che ha fatto l’anno scorso, quando arrestò i principi per poi rilasciarli solo dopo aver accettato di pagare miliardi per la loro libertà. 

Rischi di una guerra continua 

Mentre la Resistenza yemenita espande ogni giorno la gamma dei suoi attacchi e colpisce nuovi punti strategici in Arabia Saudita, inclusi gli attacchi alle strutture petrolifere di Buqayq e Khurais che hanno causato danni economici all’Arabia Saudita, Riyadh ora non ha più di due opzioni: accettare la proposta di cessate il fuoco di Ansarullah e affrontare le nuove realtà o correre il rischio di continuare la guerra in una situazione che l’Arabia Saudita ha quasi perso il controllo. Scegliere una delle due opzioni ha comunque un costo. I sauditi devono ora scegliere tra una sconfitta devastante e una semplice semplice. 

Riyadh, una Politica estera confusa

L’Arabia Saudita ora sta affrontando gravi circostanze in termini di politica estera. La sua politica estera in Yemen e Qatar si è rivelata un fiasco. Il modo di gestire la crisi e la rivalità con l’Iran è stato sostanzialmente costoso per i sauditi. Gli Emirati Arabi Uniti si sono allontanati da loro. La posizione del regno nella regione è ora danneggiata. Il Paese ha perso il Libano, la Siria e l’Iraq con i propri errori di calcolo e i gruppi palestinesi non sono contenti di Riyadh poiché sostiene il “patto del secolo” proposto da Trump che spoglia i palestinesi della loro terra e il diritto di tornare ai loro territori occupati. Le relazioni dell’Oman con l’Arabia Saudita sono tutt’altro che facili. Non ha più molte scelte. Se cerca aiuto dall’amministrazione americana, trova le mani di Washington chiuse a causa delle elezioni presidenziali.

di Yahya Sorbello

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