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Etna: gas cancerogeno dalle faglie del vulcano

Le faglie dell’Etna, in Sicilia, emanano il gas cancerogeno Radon che, stando alle valutazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità, è uno tra i più pericolosi per l’uomo. Lo dicono i risultati dello studio dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, pubblicati in un articolo pubblicato sulla rivista multidisciplinare “Frontiers in Public Health“.

Le pendici dell’Etna sono attraversate da numerose faglie attive che attraversano varie città e villaggi. Questi difetti rappresentano un duplice problema per la popolazione locale: da un lato causano frequenti danni alle case e la rottura delle strade, mentre dall’altro costituiscono un percorso preferenziale per l’innalzamento dei gas della crosta e della sub-crosta, compreso il Radon, verso la superficie. Vari studi recenti sul vulcano confermano un alto livello di degassamento del Radon misurato sia nel suolo (> 10.000 Bq/m3), sia all’interno delle case (> 2.000 Bq/m3).

Per questo motivo, si è sentita l’esigenza di approfondire le conoscenze sul Radon presente nell’area etnea, con particolare attenzione all’inquinamento da Radon indoor che, come ampiamente riconosciuto, è tra le principali cause di cancro in gran parte (ma non esclusivamente) delle vie respiratorie. Lo studio condotto dal 2005 ha dimostrato che la concentrazione del gas cancerogeno risulta più alta vicino alle case situate sui pendii del vulcano.

Il “Gigante buono” sotto osservazione

Nell’arco di tre anni, l’istituto registrava risultati dati da 12 sensori collocati in sette edifici alle pendici meridionali e orientali del vulcano, nei comuni di Giarre, Zafferana Etnea, Aci Catena, Aci Castello e Paternò. Secondo i risultati ottenuti le concentrazioni medie annue sforano spesso il livello di 100 Bq/m3 (Bequerel per metro cubo). Secondo le raccomandazioni dell’Oms è il primo livello di attenzione. In certi periodi la concentrazione ammontava a 300 Bq/m3, e anche a 1.000 Bq/m3.

Lo studio rappresenta il primo monitoraggio di Radon indoor in più anni nelle case situate sulle pendici del monte, il Vulcano Etna, in Italia, dove vive circa un milione di persone. L’obiettivo era verificare se le case costruite sui fianchi del vulcano fossero soggette a notevoli accumuli di Radon al loro interno, poiché si tratta di un pericoloso gas cancerogeno.

Il risultato più rilevante è che la più alta concentrazione di Radon indoor è stata registrata in località più vicine a faglie attive (40-150 m) e sopra substrati vulcanici (successione di colate laviche> 60 m di spessore). I materiali da costruzione (muri portanti in pietra lavica) sono stati trovati per avere un qualche tipo di effetto sull’accumulo di Radon. Ciò aumenta il rischio geologico delle aree studiate, poiché non sono solo influenzate da faglie attive, sismicità e relative emissioni di gas nel suolo, ma sono anche influenzate dalle elevate emissioni di radon che possono infiltrarsi nelle case.

Etna, necessità di monitoraggio

Il monitoraggio temporale ha mostrato che la concentrazione di Radon era generalmente più bassa in estate, quando la temperatura dell’aria era più alta. Nei due casi in cui questo effetto atmosferico non è stato trovato, possiamo ipotizzare una possibile causa endogena, vale a dire attività vulcanica e/o tettonica del Monte. Etna. Questo risultato è alquanto sorprendente, poiché apre un campo di indagine nuovo e mai precedentemente ipotizzato, in cui anche misurazioni interne, in determinate condizioni, possono fornire dati utili per il monitoraggio dei fenomeni endogeni.

Un altro dato importante è stato il fatto che la distanza dei siti di monitoraggio dalle faglie e quindi l’intensità dell’emissione di radon dal suolo è apparentemente un parametro importante che controlla l’accumulo di radon indoor anche durante periodi di condizioni meteorologiche favorevoli (cioè con temperatura dell’aria elevata e bassa densità dell’aria).

Infine, le misurazioni giornaliere effettuate hanno mostrato alti accumuli di Radon indoor quando le case sono rimaste chiuse per alcuni giorni; ciò sottolinea l’importanza di ventilare frequentemente le abitazioni come azione preventiva efficace, specialmente in aree caratterizzate da un intenso degassamento diffuso del Radon dal suolo. I risultati dimostrano la necessità di continuare questi studi, estendendo le misurazioni di Radon indoor a lungo termine ad altre aree urbane, al fine di valutare il rischio per la popolazione in continua crescita che vive sul monte Etna.

di Cristina Amoroso

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