Italia, allarmante la carenza dei medici
La carenza di medici è stata da sempre uno dei problemi che ha attanagliato la sanità italiana che tra tagli, pensionamenti anticipati e sfruttamenti vari è riuscita a conservare una qualche forma di decenza arrivando in certi contesti a punte di eccellenza grazie all’abnegazione del personale medico ed infermieristico, ma quello che sta accadendo ha fatto allarmare non poco il sindacato della dirigenza medica che si è pronunciato sul fabbisogno del personale con una proiezione nell’arco dei prossimi sei anni.
In parole semplici vi sarà un’emorragia di personale medico tra medici d’emergenza, anestesisti, pediatri, psichiatri, chirurghi, internisti per un totale di 16.500 specialisti con una parabola discendente verso uno scenario che non prevede niente di buono. Il Sistema sanitario nazionale si trova nel pieno di una gravissima crisi che attanaglia le risorse principali che vedrà il culmine nei prossimi anni, visto che a farne le spese saranno anche gli infermieri che già da adesso si trovano ad operare in condizione di forte stress con un carico di responsabilità molto elevato e con una gratificazione monetaria che lascia molto a desiderare.
Che la situazione potesse andare solo a peggiorare non lo si scopre adesso, quello che si vede ora è la punta di un iceberg che si è andato costituendo negli anni soprattutto con l’indifferenza mostrata dai governi che si sono succeduti.
La devastazione degli organici non è di certo un evento recente, ma è certamente consequenziale alla crisi economica e all’imposizione del vincono nazionale della spesa per il personale sanitario fissati con la Legge 296/2006 (finanziaria del 2007), al dato del 2004 ridotto dell’1,4% che ha avuto come esito il mancato adeguamento delle dotazioni organiche. L’allarme nasce anche alla luce delle ultime promesse elettorali e della fantomatica Quota 100 voluta dal ministro dell’Interno Salvini che sta assumendo i contorni di una vera emergenza nazionale.
Da ricordare c’è anche il fallimento della programmazione regionale del numero degli specialisti; nei prossimi anni mediamente si laureeranno circa 10mila medici ogni anno, ma il numero di contratti di formazione post lauream, che solo nel 2018 è arrivato a circa 7mila, è da tempo insufficiente a coprire la richiesta di specialisti e di percorsi formativi rispetto al numero di laureati. Si è determinato, così, un “imbuto formativo”, che nel tempo ha ingabbiato in un limbo circa 10mila giovani medici, che aumenteranno nei prossimi 5 anni fino ad oltre 20mila senza un forte incremento dei contratti di formazione. Giovani medici laureati, posti “tra color che son sospesi”, destinati a ritentare l’ammissione alle scuole di specialità l’anno successivo o a lasciare il nostro Paese, regalando ad altre nazioni, in particolare Regno Unito, Germania, Svizzera e Francia, l’investimento per la loro formazione scolastica ed universitaria, circa 150mila/200mila € per medico, il costo di una Ferrari.
Da tenere sempre in considerazione il peggioramento delle condizioni lavorative con un aumento dei carichi individuali, che fa il paio con il mancato rispetto della normativa europea sui riposi e alimentato da un sentimento di sfiducia rispetto ad un possibile miglioramento della situazione che ha spinto numerosi medici ad emigrare o lasciare il pubblico impiego in favore del privato. Un fenomeno che può essere marginale ma che nelle condizioni italiane sta assumendo delle proporzioni preoccupanti soprattutto in regioni dove si arriva ad avere il 10% delle dimissioni annuali coinvolgendo aree come il pronto soccorso, neonatologia e una delle regioni a subire maggiormente il colpo è quel Veneto da tanti definito “virtuoso”, dove la carenza di personale e di specialisti disponibili a lavorare negli ospedali è tale da produrre un ulteriore problema. A fronte della carenza ufficialmente riconosciuta di 1295 medici specialisti, nei concorsi indetti per la selezione a tempo indeterminato si sta presentando un numero di candidati inferiore a quello richiesto. La stessa regione denuncia infatti che 357 posizioni vacanti non sono state coperte.
Ma quanto impatterà quest’esodo di medici ospedalieri, legato non solo al pensionamento ma anche ad uscite precoci verso il privato, sulle diverse specialità? Abbiamo calcolato un dato, incrociando la proiezione del numero di specialisti che, a programmazione invariata, potrebbero uscire dalle scuole universitarie nei prossimi otto anni, con una previsione dei possibili pensionamenti di specialisti attivi nel Ssn al 2025. Abbiamo stimato che solo il 75% degli specialisti formati scelga di lavorare per il Ssn (fonte: rapporto FIASO 2018).
Proiettando al 2025 il numero di specialisti che potrebbero essere formati dalle scuole Miur, considerato il numero totale di medici specialisti attivi nel Ssn (n°=105.310) e stimando i pensionamenti dal 2018 al 2025 in 52.500 unità (circa il 50% dell’attuale popolazione attiva), il risultato è una carenza di circa 16.500 specialisti.
di Sebastiano Lo Monaco