Sanzioni Usa contro Harakat Hezbollah al-Nujaba
Gli Stati Uniti hanno sanzionato il movimento di Resistenza iracheno Harakat Hezbollah al-Nujaba, noto per la sua attiva di cooperazione con l’esercito nazionale nelle operazioni antiterrorismo che hanno portato al crollo del gruppo terroristico dell’Isis.
Martedì, il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha aggiunto al-Nujaba e il suo leader, Akram al-Ka’abi, alla lista dei cittadini appositamente designati e alle persone bloccate dall’ufficio per il controllo dei beni stranieri. Il Dipartimento ha affermato in un comunicato stampa che al-Nujaba e il suo leader “hanno commesso, o rappresentano un rischio significativo di commettere atti di terrorismo” e che la loro lista nera ha lo scopo di negare loro “le risorse per pianificare e portare avanti attacchi terroristici. Tutti i loro beni e interessi in proprietà soggette alla giurisdizione degli Stati Uniti sono bloccati, e alle persone statunitensi è generalmente proibito di effettuare transazioni con loro. Nel 2008, Ka’abi era stato sanzionato dal Tesoro degli Stati Uniti per aver presumibilmente minacciato la pace e la stabilità dell’Iraq.
Harakat Hezbollah al-Nujaba – un gruppo di oltre 10mila combattenti – ha operato sotto la bandiera delle Forze di mobilitazione popolare sostenute dal governo, noto anche con il nome arabo Hashd al-Sha’abi.
L’Iraq ha dichiarato la vittoria sull’Isis alla fine del 2017, dopo che l’esercito nazionale, sostenuto dalle Forze di mobilitazione popolare, ha riconquistato il controllo di tutte le aree sequestrate dall’organizzazione terroristica Takfiri. Le forze irachene stanno ora lavorando per liberare il Paese dagli ultimi gruppi dell’Isis. Successivamente, il governo di Baghdad ha emesso “regolamenti per adeguare la situazione dei combattenti delle Forze popolari”, dando loro ranghi e stipendi equivalenti ad altri rami dell’esercito iracheno.
Il movimento Harakat al-Nujaba si è sempre schierato contro la presenza militare di Washington sul suolo iracheno. I legislatori sciiti iracheni hanno promesso di presentare una legge al parlamento che chiede il ritiro delle truppe straniere. Il primo ministro Adil Abdul-Mahdi ha dichiarato che rispetterebbe la decisione dei legislatori.
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha sollevato l’ira degli iracheni facendo una visita senza preavviso lo scorso dicembre alle forze statunitensi schierate nella base aerea di al-Asad nella provincia occidentale di Anbar.
Rapporti diffusi, tuttavia, hanno riferito che le operazioni a guida Usa hanno risparmiato i terroristi e portato, invece, alla morte di migliaia di civili e alla distruzione delle infrastrutture irachene. Nonostante la sconfitta dell’Isis, Trump ha dichiarato il mese scorso che le forze americane devono rimanere in Iraq per tenere d’occhio l’Iran, provocando condanne da parte dei funzionari iracheni.
di Giovanni Sorbello