Nuovo asse di ferro tra India e Israele
I rapporti tra India e Israele, sempre più forti sul piano economico e commerciale in vista del crescente conflitto dell’India con il Pakistan, sono andati rinsaldandosi in una tacita e politicamente pericolosa coalizione “anti-islamista”, che per mesi ha visto Israele assidua alleata al fianco del governo nazionalista del Bjp, il Partito Indiano del Popolo.
Mentre l’India e il Pakistan contemplano le loro prossime mosse tra crescenti tensioni, raid aerei e l’abbattimento di un aereo da guerra indiano, le armi israeliane potrebbero giocare un ruolo decisivo in una futura guerra. Negli ultimi anni l’India è diventata un partner di difesa chiave per Israele, con la tecnologia israeliana che svolge un ruolo importante nei programmi di modernizzazione dell’India per le sue grandi forze armate. “Con New Delhi che cerca di modernizzare le sue forze armate, con un costo di centinaia di miliardi, Israele è nella posizione ideale per svolgere un ruolo chiave”. Ad affermarlo è il Jerusalem Post, che non si limita ad elencare le spese militari dell’India e contratti con le imprese israeliane, ma dichiara anche che Israele espone regolarmente anche in mostre di difesa in India. A Chennai nel 2018, è stata mostrata una gamma completa di sistemi israeliani, inclusa la tecnologia Elbit per i sistemi di blocco.
Negli ultimi anni, l’India ha speso oltre 20 miliardi di dollari in tecnologie militari provenienti dallo Stato ebraico, coinvolgendo nei suoi programmi di modernizzazione le più importanti compagnie di difesa israeliane. Tra esse compaiono Israel Aerospace Industries, Rafael Advanced Defense Systems, Israel Military Industries ed Elbit. Le acquisizioni comprendono sistemi radar per la difesa dello spazio aereo e per la guerra elettronica, missili a medio-raggio nelle versioni navali, munizioni per tank, cannoni da 155 mm, fucili d’assalto Tavor, droni Hermes 900 ed Hermes 450, ma sopratutto bombe guidate come quelle che sono state impiegate nel raid condotto in Kashmir – azione che ha innalzato la tensione tra i due Stati come non si vedeva al 1971.
Non a caso, quindi, la stampa indiana ha strombazzato il fatto che le “bombe intelligenti” dei Rafael Spice-2000 fatte dall’esercito israeliano sono state utilizzate dall’aviazione indiana nel suo attacco contro i terroristi di Jaish-e-Mohammed (JeM) in Pakistan. Come molti israeliani si vantano di colpire obiettivi simili, l’avventura indiana in Pakistan potrebbe affidarsi più all’immaginazione che al successo militare. I 300-400 terroristi presumibilmente eliminati dalle bombe guidate fornite da Israele potrebbero rivelarsi poco più di rocce e alberi. Ma non c’era nulla di irreale nel feroce agguato delle truppe indiane in Kashmir il 14 febbraio, che ha lasciato 40 soldati indiani morti, e neppure nell’abbattimento di almeno un jet indiano la scorsa settimana. Ma il commercio di armi israeliane con l’India è legale, sopra le righe e molto pubblicizzato da entrambe le parti.
Gli israeliani hanno filmato esercitazioni congiunte tra le loro unità di “commandos” e quelle inviate dall’India per essere addestrate nel deserto del Negev, sempre con tutta l’esperienza appresa da Israele a Gaza e Libano. Almeno 16 commandos indiani “Garud” – parte di una delegazione militare indiana di 45 persone – sono stati per un periodo nelle basi aeree di Nevatim e Palmachim in Israele. Nella sua prima visita in India l’anno scorso, preceduta da un viaggio in Israele del primo ministro nazionalista indiano Narendra Modi, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ricordato gli “attacchi islamisti” del 2008 a Mumbai, in cui sono stati uccisi circa 170 civili. “Gli indiani e gli israeliani conoscono troppo bene il dolore degli attacchi terroristici” , ha dichiarato a Modi.
Diversi commentatori indiani, tuttavia, hanno avvertito che il sionismo di destra e il nazionalismo di destra sotto Modi non dovrebbero diventare la pietra miliare del rapporto tra i due Paesi, entrambi i quali – in modi piuttosto diversi – hanno combattuto l’impero britannico.
La ricercatrice di Bruxelles, Shairee Malhotra, il cui lavoro è apparso sul quotidiano israeliano Haaretz, ha sottolineato che l’India ha la terza popolazione musulmana del mondo dopo l’Indonesia e il Pakistan. “La relazione tra India e Israele viene anche comunemente inquadrata in termini di una naturale convergenza di idee tra i loro partiti Bjp e Likud”, ha scritto l’anno scorso. I nazionalisti indù avevano costruito “una narrazione di indù come storicamente vittime per mano dei musulmani”, un’idea allettante per quegli indù che ricordano la spartizione e il continuo rapporto turbolento con il Pakistan.
Infatti, come ha sottolineato Malhotra ad Haaretz, “i più grandi fan di Israele in India sembrano essere gli ‘Internet Hindus’ che amano soprattutto Israele per come si confronta con la Palestina e combatte i musulmani”. Allearsi nella “guerra al terrore” – in particolare “terrorismo islamista” – può sembrare naturale per due Stati costruiti su partizioni coloniali la cui sicurezza è avvertita come minacciata dai vicini musulmani, un’alleanza non riconosciuta, non ufficiale, ma che può rivelarsi politicamente pericolosa, considerata anche la somiglianza tra i due capi di Stato in sintonia per molti versi.
di Cristina Amoroso