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Caso Cucchi, mentì anche l’ex Ministro Alfano

Il caso Cucchi si arricchisce dell’ennesima pagina vergognosa; è di ieri la notizia che a mentire sul caso fu anche l’allora Ministro dell’Interno Angelino Alfano che ricevette delle carte manomesse dai vertici dell’Arma dei Carabinieri che stando alle parole del Pm “hanno giocato una partita truccata sulle spalle di una famiglia”. A completare il quadretto desolante anche la testimonianza del generale Tomasone, allora comandante provinciale dei Carabinieri di Roma, che rimane convinto che non ci siano responsabilità da parte dell’Arma.

caso cucchiIn apertura d’udienza, che si è tenuta alla Corte di cassazione di Roma con un nuovo e ultimo deposito, il Pm Giovanni Musarò ha preso la parola: “È l’ultimo deposito di attività integrativa di straordinaria importanza. C’è stato depistaggio sia nel 2015 che nel 2009 che è oggetto del procedimento. Pensiamo di essere riusciti a capire e dimostrare cosa accadde nel 2009, grazie ad acquisizione documentale resa possibile dalla leale collaborazione che ci è stata offerta dal Comando provinciale dei Carabinieri.

Due le circostanze secondo il Pm: la prima attiene alla ricostruzione dei fatti. Nei primi giorni successivi alla morte di Stefano Cucchi, l’Arma non si mosse. Dal 26-27 ottobre ci furono tutta una serie di annotazioni, tra cui anche quelle false. Alle 15.38 del 26 ottobre 2009, Gonnella e Manconi fanno una dichiarazione pubblica sulla morte di Cucchi. Poi arriva un lancio Ansa in cui si indica un preciso lasso temporale che era chiaro. Questa agenzia scatena un putiferio.

Arriviamo alle dichiarazioni dell’allora ministro Alfano che riceve in data 26 Ottobre del 2009 un appunto indirizzato al Viminale; l’informativa che viene mandata ad Alfano è redatta su fogli falsi dal comando generale dell’Arma, quell’appunto sarebbe servito da promemoria al ministro Alfano. Il 3 Novembre, il ministro nell’aula del Senato dichiara il falso sul caso Cucchi annunciando che “Stefano Cucchi si è dimostrato collaborativo con i Carabinieri” omettendo il passaggio dalla compagnia Casilina. Cucchi viene descritto come “già debilitato al momento del fermo”.

Facendo ciò, Alfano scagiona i Carabinieri ma accusa gli agenti di polizia che cadono sotto il suo ministero. Ma le menzogne continuano visto che Cucchi, si legge nel verbale, afferma di essere anoressico cosa che non è vera e che non è mai stata dichiarata dal fermato. Il comandante provinciale afferma nel 2016 che Cucchi fosse epilettico e che fu vittima di un attacco di epilessia in caserma, cosa non vera. Stando alle dichiarazioni dei Carabinieri non vi è nessuna causalità tra le percosse e la morte di Cucchi e che una delle fratture era già presente, ma ad essere inquietante è il fatto che tutto ciò è stato scritto molto prima che i periti facessero il loro lavoro.

Stefano Cucchi disse di avere l’anemia e l’epilessia. I Carabinieri, nelle loro annotazioni sulle condizioni di salute del ragazzo, parlano invece di anoressia, dato non vero, che poi diventa sindrome da inanizione nel processo, cioè causa della morte”. Lo ha sottolineato il pm Giovanni Musarò nel processo ai cinque carabinieri accusati del pestaggio di Stefano Cucchi.

Il magistrato ha spiegato che il Comando provinciale dell’Arma nel gennaio del 2016 ha scritto in un altro verbale che Cucchi a Tor Sapienza ebbe un attacco epilettico in due diverse occasioni. “Non è vero, perché il maresciallo Colicchio in servizio in quella caserma ha negato che accadde ciò”.

C’è chi la pensa diversamente ed è l’allora comandante dei Carabinieri Tomasone secondo la quale quello di Cucchi fu un arresto normale. Tomasone venne informato dai giornalisti che l’arresto avvenne per mano dei Carabinieri e gli venne altresì riferito dagli stessi Carabinieri che vi era stata l’attivazione del 118 ,ma che non vi erano stato particolari problemi: “Chiesi al comandante del gruppo e agli altri ufficiali che venisse preparata una relazione di servizio da parte di coloro che avevano avuto un contatto fisico con Cucchi, dal momento del suo arresto alla sua consegna alla Polizia penitenziaria. Volevo guardare tutti in faccia. E negli ultimi giorni di ottobre chiamai la signora Cucchi per esprimerle la mia vicinanza personale sulla scorta di quello che mi era stato riferito e degli accertamenti che erano stati fatti”.

di Sebastiano Lo Monaco

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