Decreto Sicurezza, i sindaci sfidano Salvini
Il Decreto Sicurezza è legge da poco tempo ma fa subito discutere. Appena trascorso il Capodanno, arriva la dichiarazione del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, in cui afferma che non attuerà il Decreto Sicurezza voluto dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini.
La dichiarazione di Orlando non è altro che una chiamata alla “resistenza” da parte dei sindaci italiani. A dar manforte al sindaco di Palermo arrivano quelli di Parma, Federico Pizzarotti, di Firenze, Nardella e di Napoli, Luigi De Magistris. Questi sindaci affermano che non metteranno in atto il Decreto Sicurezza perchè invece di diminuire le problematiche non fa altro che aumentarle.
Non si è fatta attendere la solita risposta del ministro Salvini che ha avuto vita facile nel controbattere alle dichiarazioni di primi cittadini, opponendo la solita retorica stantia del “prima gli italiani” che a suo dire verrebbero messi in disparte rispetto a chi arriva a bordo di un barcone. A fare da sfondo l’assordante silenzio dei 5 Stelle che solo dopo un giorno rispondono tramite Luigi Di Maio, limitandosi ad affermare che le esternazioni dei sindaci altro non sono che dichiarazioni da campagna elettorale per gente che si crede di sinistra.
Il Decreto Sicurezza presentato con orgoglio da Salvini dovrebbe essere applicato dai comuni visto che è diventato legge, gli stessi comuni che stando a quando riportato dal Decreto dovrebbero negare l’iscrizione all’anagrafe ai migranti per i quali è stato anche abolito il permesso per motivi umanitari, negando diritti essenziali come l’assistenza sanitaria. I comuni dovranno anche smantellare i centri di accoglienza Sprar e quindi saranno costretti a gettare per strada uomini, donne e bambini condannandoli alla miseria, relegandoli nel circuito della delinquenza.
Per Orlando il Decreto “è un provvedimento disumano e criminogeno che sa di odio razziale”. In effetti il Decreto voluto fortemente da Salvini è ampiamente intriso di populismo che riflette ampiamente il periodo storico nella quale è stato pensato con la costruzione di un nemico e di un diverso da mettere alla berlina. Il ministro leghista ha voluto tale legge perché dai sondaggi appare chiaro come una fetta consistente della popolazione italiana è a suo favore, quella parte d’Italia rinchiusa nel mito della patria.
Sergio Mattarella ha firmato questa legge, quindi l’appiglio di anticostituzionalità è pressoché impossibile da utilizzare per i sindaci, cosa che il ministro dell’Interno ricorda ai “sindaci ribelli”. Ciò che dimentica Salvini è che Mattarella inviò un chiaro messaggio al premier Conte invitandolo a far rispettare gli obblighi costituzionali quali l’articolo 10 della Costituzione che garantisce sempre oltre all’asilo anche l’effettivo esercizio delle libertà democratiche.
Ed è sulle libertà democratiche che Salvini gioca il suo becero populismo visto che nel Decreto è presente una norma che amplia il perimetro dei reati per i quali al migrante può essere ritirato il permesso di soggiorno, anche se la sentenza di condanna non è ancora passata in giudicato.
Eppure i primi danni di questa macelleria sociale sono già presenti visto che situazioni come Riace e Mineo hanno subito i primi effetti. Molti migranti sono finiti per strada con il rischio di rimanere senza protezione umanitaria e sono numeri impressionanti: 39.145 richiedenti asilo che l’avevano ottenuta tra il 2016 ed il 2017.
di Sebastiano Lo Monaco