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Libia: nulla di fatto alla Conferenza di Palermo

Non si può dire che alla Conferenza sulla Libia, tenutasi a Palermo, siano mancate tensioni e malcontenti. Il generale Khalifa Haftar, capo dell’Esercito nazionale libico, dopo un minivertice di un paio d’ore in cui erano presenti, oltre all’Italia anche Russia ed Egitto, ha deciso di lasciare Palermo prima della fine dei lavori, dichiarando in un’intervista di non aver partecipato appieno alla Conferenza.

libia-conferenza-palermoDal minivertice era stata esclusa la Turchia, che non l’ha presa affatto bene. Il vicepresidente turco Fuat Oktay, ha infatti abbandonato i lavori dicendosi molto deluso per l’esclusione della Turchia da quello che era stato presentato come un meeting informale tra i protagonisti del Mediterraneo. Motivo di disappunto anche la partecipazione dell’Egitto, alleato di Haftar e in attuale attrito con Ankara. Del resto, è risaputo che Turchia e Qatar sono tra i principali sostenitori degli avversari di Haftar, tra i quali i Fratelli Musulmani.

L’Onu ha definito il vertice un successo e una “pietra miliare” verso una Conferenza nazionale che dovrebbe tenersi in Libia ad inizio 2019. Purtroppo però la Conferenza si conclude senza un documento finale, proprio a causa delle tensioni e delle contestazioni arrivate dalla stessa delegazione di Haftar. L’intento delicato e complesso, messo in campo dalle diplomazie presenti al summit, era quello di avvicinare le posizioni tra le delegazioni libiche in armonia con quelle degli altri Paesi coinvolti, ma il tutto si è rivelato difficile e farraginoso.

Nonostante le strette di mano tra lo stesso Haftar, uomo forte della Cirenaica e Fayez Al-Sarraj, Capo del governo di Tripoli, durante il minivertice, nella seduta plenaria non si è giunti a nulla, anche perché questo avrebbe significato per l’ambizioso Haftar, dare una sorta i legittimazione al governo Sarraj.

Tutto ruota attorno alla questione dell’embargo sulle armi, che le Nazioni Unite sarebbero disposte ad allentare, qualora il governo di Tripoli sia disposto ad utilizzarle per combattere organizzazioni terroristiche come Stato Islamico ed Al-Qaeda. Discorso diverso per Haftar, che pure aveva richiesto l’annullamento delle restrizioni, ma che non è stato accontentato. L’Onu dunque si conferma il principale sponsor del governo Sarraj, quale governo di unità nazionale, mantenendo invece forti riserve nei confronti del generale di Tobruk.

Il premier italiano Giuseppe Conte si dice comunque soddisfatto del bilancio del vertice e ha dichiarato che, oltre alle spinose questioni militari, sono state affrontati argomenti di vitale importanza per una riforma strutturale della Libia, a partire dalle questioni economiche e finanziare, fino alla prospettiva di una rinascita democratica del Paese che possa passare attraverso libere elezioni.

di Massimo Caruso

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