Carovana dei migranti arriva a Città del Messico
Nel giorno in cui per le elezioni primarie negli Stati Uniti Trump blinda il Senato e i democratici prendono la Camera, giunge a Città del Messico la Carovana dei migranti che per molti osservatori era una provocazione ben orchestrata per infliggere un colpo ai repubblicani prima del voto del 6 novembre. Il presidente degli Stati Uniti Trump ha risposto ordinando a 15mila soldati della Guardia nazionale di prendere posizione lungo il confine con il Messico. Quale sarà l’impatto al confine?
La Carovana
San Pedro Sula, una città nel nord dell’Honduras, è stata l’epicentro della Carovana dei migranti negli Stati Uniti. Secondo le testimonianze che compongono l’esodo, la chiamata era arrivata nei gruppi di notizie della community di Facebook con un post che diceva: “Una valanga di honduregni si sta preparando ad andare in carovana negli Stati Uniti. Condividilo!”, e un’intensa copertura televisiva è stata fatta dall’Hch (il canale di notizie più popolare nel Paese); il 13 ottobre, 1.600 migranti hanno preso la lunga strada verso“il sogno americano”. Jari Dixon, un membro del Congresso honduregno, ha twittato: “Non stanno cercando il sogno americano – stanno fuggendo dall’incubo honduregno”.
Il 15 ottobre la carovana attraversa il confine con il Guatatemala, dopo che il vicepresidente degli Usa, Mike Pence, aveva invitato l’Honduras, il Salvador e il Guatemala a convincere i propri cittadini a restare a casa. Cantando l’inno nazionale honguregno, pregando e urlando “Yes, we can”. Circa 100 agenti di polizia guatemaltechi hanno incontrato la carovana alla frontiera, ma dopo un teso stallo di circa due ore, i migranti hanno ripreso a camminare.
La carovana giunta a Città del Messico il 6 novembre conta più di 7mila persone, i migranti denunciati dal Presidente Trump come pronti ad invadere gli Stati Uniti sono stati ospitati nello stadio cittadino convertito in centro di soccorso. Sono quasi tutte famiglie con bambini piccoli e hanno percorso oltre 1600 km a piedi da quando è iniziato il loro viaggio della speranza.
“Un muro umano” di 15mila soldati per fermare i migranti
“La Carovana dei migranti sarà bloccata: stanno perdendo tempo” aveva dichiarato Trump prima delle elezioni, rilanciando l’allarme sull’invasione di clandestini che marciano verso le frontiere Usa dal Messico. “Spareremo su chi lancia sassi”, aveva anche dichiarato, aggiungendo che le truppe inviate al confine potrebbero anche sparare contro gli immigrati che lanciano sassi perché sarà considerato alla stessa stregua di un attacco armato. I civili armati sono lì per aiutare. Lo spargimento di sangue sembra imminente; un accordo negoziato non è altro che un sogno irrealizzabile.
Donald Trump ha promesso di proteggere il confine meridionale di 3.200 km durante la sua campagna elettorale. I candidati repubblicani hanno appoggiato vigorosamente la sua posizione sulla questione cercando di motivare gli elettori. Attraversare il Rio Grande dalla costa messicana è il modo per diventare un immigrato illegale sul suolo statunitense. È abbastanza facile per quanti sanno nuotare. Pneumatici e zattere improvvisate sono usate per aiutare donne e bambini. Circa 800mila persone usano questa rotta ogni anno, tra i quali non mancano delinquenti e criminali.
Chi c’è dietro la Carovana dei migranti diretti negli Stati Uniti?
Non manca chi si chiede se nel contesto delle elezioni di medio termine negli Stati Uniti, George Soros abbia sparato a Donald Trump. La nota carovana mondiale dei migranti dell’Honduras non sembra essere un evento isolato. Le sue implicazioni sono profondamente correlate ai conflitti che stanno accadendo in tutto il mondo. Dalla crisi del 2008, la lotta intercapitalista ha attraversato ogni momento politico. Neoconservatori contro i globalisti? L’oligarchia finanziaria gestisce azioni locali di portata globale, “Glocality” è diventato una strategia politica dell’attuale fase del capitalismo.
Questa volta, la frazione globalista dominante, di cui il miliardario George Soros è un attore, ha preso un’iniziativa destabilizzante contro la fazione neoconservatrice, ancorata con più forza nel sistema istituzionale degli Stati Uniti dalla presidenza di Donald Trump. La realtà economica, politica e sociale sta attraversando un momento di crisi organica, strutturale e multidimensionale. Alcuni autori sostengono che le frazioni più avanzate dell’oligarchia finanziaria hanno un progetto rivoluzionario, per portare il sistema sociale sotto un capitalismo più opprimente e per questo è necessario la disgregazione degli Stati nazionali.
La stessa cosa sembra essere ripetuta in varie parti del mondo e gli attuali governi sembrano incapaci di far fronte al problema della migrazione grave e disumanizzante. La Turchia ha già accolto ben 2,7 milioni di rifugiati (in maggioranza siriani) e l’Unione europea quasi due milioni (principalmente Germania, Austria, Ungheria e Svezia).
Una tattica di guerra che invia migliaia di carovane di migranti in marcia come “missili” con l’obiettivo di rompere i confini degli Stati con l’aiuto dei mezzi di comunicazione egemonici, la manipolazione dei social network e il finanziamento diretto delle Fondazioni collegate direttamente al più concentrato potere finanziario, è forse una pista da seguire meticolosamente?
di Cristina Amoroso