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Edén Pastora, vita ribelle del Comandante Zero

Edén Atanacio Pastora Gómez, meglio conosciuto come Comandante Zero, è nato a Ciudad Darío (Nicaragua) il 22 gennaio del 1937. Iniziò a detestare le autorità fin da piccolo: a soli sette anni vide il padre morire assassinato per mano dei sicari di Somoza. Negli anni successivi, insieme ai fratelli Ortega, fondò il Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale (Fsln), movimento di guerriglia formato da marxisti, nazionalisti e cattolici. Negli anni ‘70, il movimento è in crisi a causa delle diatribe interne inerenti la linea ideologica da seguire. È in questa fase che fa la sua comparsa Eden Pastora e il suo esercito composto da campesinos e ribelli provenienti da varie città.

Ideologia Tercerista

Di ideologia Tercerista, equidistante dal blocco sovietico quanto da quello statunitense, Pastora si è sempre battuto per l’instaurazione di un governo che sapesse coniugare il socialismo con i valori della comunità nazionale. Il 22 agosto del 1978, Eden Pastora, a capo di un commando di ribelli travestiti con le uniformi della Guardia Nazionale, occupa il palazzo del congresso in quel momento riunito in seduta plenaria, riuscendo a respingere per due giorni gli attacchi dell’esercito regolare. L’esito dell’operazione sarà la liberazione di una settantina di prigionieri politici, impunità e un biglietto aereo per Cuba.

L’impresa sarà la scintilla che darà l’avvio alla Rivoluzione. Infatti, meno di un anno dopo, Somoza sarà deposto e i leaders del Fsln prenderanno il potere. Ma Pastora è in rotta da tempo con i capi e la linea filosovietica intrapresa dai frontisti. Infatti, rinuncia alle cariche di governo che gli erano state assegnate e si getta in una nuova battaglia. Nel 1982, fonda in clandestinità l’Alianza Revolucionaria Democratica, formazione paramilitare in aperto conflitto con i compagni di un tempo che intanto si erano imbarcati in una serie di riforme che a lungo andare risulteranno disastrose.

Edén Pastora e la Repubblica di San Juan del Nord

Nel 1984, il Paese si trova dilaniato dalla guerra civile tra i sandinisti e i Contras appoggiati da Washington. Intanto, Pastora aveva preso il controllo di alcuni territori che si affacciavano sulla costa atlantica e aveva fondato la “Libera Repubblica di San Juan del Nord”. Osteggiato sia dalla Cia che dai sandinisti, fu costretto ad abbandonare la neonata Repubblica e ritirarsi al confine tra il Nicaragua e il Costa Rica.

Alla ricerca di una via di uscita, il Comandante indice una conferenza stampa per denunciare al mondo il vergognoso accordo Cia-Ortega che aveva per fine la sua eliminazione fisica. Una sospetta esplosione avvenne nella sede dove si sarebbe dovuta tenere la conferenza. Edén Pastora si salvò, ma undici persone tra cui tre giornalisti morirono a causa della deflagrazione. Dell’attentato Pastora accusò la Cia e la dirigenza sandinista.

Il Nicaragua degli anni ’80 è un Paese in profonda crisi economica dovuta alle scellerate riforme agrarie che non tenevano conto delle tradizioni secolari dei campesinos, e alla politica causata dai quadri dirigenti sandinisti che non seppero rinnovarsi, rimanendo impantanati in personalismi e lotte interne per la leadership.

Pastora non ha mai abbandonato l’opzione tercerista, così nel 1992 fonda il Movimento di Azione Democratica, contrario ad alleanze con il regime corrotto dei sandinisti come con i liberali appoggiati da Washington.

Nel ricordo di Edén Pastora

Negli ultimi anni, Edén Pastora visse nel comune di San Juan, dove il governo Ortega gli aveva donato alcune terre. Qui si occupò del dragaggio del fiume locale. Pastora muore il 16 giugno 2020 per problemi respiratori.

A chi gli chiedeva un giudizio sugli anni della guerriglia, Edén Pastora rispondeva: “I miei compagni erano giovani, confusero il sandinismo con il marxismo. Non avevano alcun concetto di lavoro, di famiglia e di responsabilità. La direzione nazionale distrusse un sistema economico e non ne costruì un altro, nemmeno quello di stampo socialista che teorizzavano”.

Tra le sue ultime frasi significative rilasciate alla stampa ne ricordiamo una in particolare: alla domanda di un giornalista che gli chiese cosa pensasse di fare in futuro, il Comandante in modo deciso rispose: “Guardi, se avessi degli appoggi farei subito un’altra rivoluzione in Nicaragua e in Centro America. Perché, anche se nessuno lo ammette, le basi su cui stiamo costruendo le nostre democrazie sono marce”.

A tre anni dalla morte del Comandante Zero

di Yahya Sorbello

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