Francia ammette torture nella Guerra d’Algeria
Il presidente francese, Emmanuel Macron ha riconosciuto, per la prima volta dopo 60 anni, che la Francia si è ampiamente servita della tortura nel corso della Guerra di Liberazione dell’Algeria.
Si tratta di una delle pagine più tragiche della colonizzazione francese in Africa: dal 1° novembre 1954 il Fln, Front de Libération Nationale, ha combattuto la lotta per l’indipendenza del proprio Paese, ma la Francia considerava l’Algeria – invasa nel 1830 – non una semplice colonia ma una propria inscindibile provincia, e si è opposta duramente. L’allora Ministro dell’Interno, François Mitterand, dichiarò che: “La ribellione algerina poteva trovare solo un’unica soluzione, la guerra”; mentre il Primo Ministro Pierre Mendès-France sostenne che: “I dipartimenti algerini sono parte della Repubblica Francese; tra loro e la Francia metropolitana non è concepibile alcuna secessione”, e respinse qualsiasi compromesso, volendo difendere “l’unità e integrità della Repubblica”.
Ne risultò così una vera e propria guerra tra l’esercito francese e gli indipendentisti algerini, che provocò oltre mezzo milione di morti tra i civili algerini (secondo alcune fonti la cifra si aggira intorno al milione e mezzo), nonché 150mila morti tra i soldati algerini e quasi 30mila tra i francesi, e l’esodo di oltre un milione di civili europei residenti in Algeria che furono costretti ad andarsene, i cosiddetti pieds noirs. La rivoluzione algerina si concluse il 19 marzo 1962 con l’indipendenza, che fu proclamata il 5 luglio dello stesso anno.
Ma in questi sette anni e mezzo di guerra entrambi gli schieramenti hanno fatto ricorso alle peggiori atrocità: attentati, rappresaglie, stupri, napalm, massacri di civili, attacchi terroristici, omicidi arbitrari, rapimenti, tortura. La Francia ha mantenuto il silenzio su quei fatti per oltre mezzo secolo, negando di fatto le proprie colpe: le violenze e le sparizioni erano state considerate dalle autorità francesi “operazioni di mantenimento dell’ordine pubblico”, e fino al 1999 la Francia non aveva mai definito lo scontro in Algeria una guerra.
Solo nel dicembre 2012 si è aperto uno squarcio sul passato quando il presidente Hollande, in visita ufficiale in Algeria, ha riconosciuto “le sofferenze che la colonizzazione ha inflitto al popolo algerino”. Ma senza scusarsi, senza ammettere esplicitamente le gravi colpe di cui si è macchiato lo Stato che fa della libertà, uguaglianza e fraternità la propria bandiera: la Francia non ha mai ammesso le proprie responsabilità… fino ad ora.
Nella giornata di martedì 11 settembre, infatti, il presidente Macron ha incontrato Josette Audin, vedova 87enne del matematico Maurice Audin, e ha dichiarato apertamente la responsabilità della Francia nella sua morte: Audin è stato sequestrato, torturato e assassinato da soldati francesi.
Una verità che la donna conosceva da sempre, e per la quale non ha mai smesso di lottare, e che ora finalmente viene ammessa pubblicamente dal governo francese. L’uomo fu arrestato nel 1957 mentre tornava a casa dalla moglie e i tre figli, e il suo corpo non è stato mai ritrovato; alcuni testimoni hanno accusato i militari di averlo torturato e ucciso, e Maurice Audin – che all’epoca della morte aveva solo 25 anni – è divenuto il simbolo degli abusi brutali compiuti dalle autorità francesi per mantenere il possesso dell’Algeria: le Forze di Sicurezza godevano di un’autorizzazione speciale da parte del Parlamento francese per arrestare e interrogare qualsiasi “sospettato”, l’esercito aveva praticamente carta bianca, e la tortura era considerata legittima.
Francia, “la fine di una bugia di Stato”
Audin era un francese, ma un francese nato e cresciuto in Tunisia, assistente presso l’Università di Algeri, e attivista francese anticolonialista: la sua colpa è stata di essere iscritto al partito comunista, di sostenere apertamente le ragioni degli indipendentisti del Fln. Stessa colpa di centinaia di altre persone sparite nel nulla in quegli anni orribili.
Il passo di Macron è quindi di importanza fondamentale: ha ammesso la responsabilità francese in quel singolo episodio, ma così facendo ha aperto il dibattito su tutti gli episodi di violenza inaudita di cui si sono macchiati i francesi nella Guerra d’Algeria. Il capo dell’Eliseo ha infatti inoltre annunciato di voler rendere accessibili a chiunque gli Archivi di Stato, per rendere possibile la ricerca di informazioni su tutte le altre persone scomparse in circostanze misteriose durante il conflitto franco-algerino.
“È giunto il momento per la nazione di riconoscere la verità sull’argomento. È importante che questa storia sia conosciuta e analizzata con lucidità e coraggio”, ha dichiarato il presidente francese. Macron ha quindi chiesto perdono alla vedova di Audin, e ha espresso la speranza che questo gesto possa riaprire un nuovo dialogo tra i governi dei due Stati coinvolti, e dare una risposta ai parenti dei desaparecidos algerini che da decenni cercano la verità.
di Silvia Privitera