Conoscere l'Islam

Fatima Zahra, figlia prediletta del Profeta Muhammad

Fatima Zahra era la cara e diletta figlia del Profeta Muhammad. La sua sapienza, la sua fede, il suo timor di Dio e la sua virtù le valsero l’apprezzamento di Sayyidatunnisà (la migliore di tutte le donne). Da Fatima Zahra e da suo marito, l’Imam Ali, discendono undici dei dodici Imam dell’umanità. Secondo quanto affermato nel Corano, Fatima è infallibile.

Dio ha fatto, per voi, dall’idolatria della fede un mezzo di purificazione, della Preghiera uno strumento per tenere lontana la superbia, della zakat ciò con cui purificare l’anima e aumentare il pane quotidiano, del digiuno un mezzo per rinsaldare la devozione. Egli ha costituito il pellegrinaggio per rinforzare la religione, la giustizia per avvicinare i cuori; ha fatto dell’ubbidienza ai nostri ordini uno strumento con la quale preservare l’organizzazione della nazione islamica.

Ha costituito il Jihad per donare Onore e Dignità all’Islam, ha fatto della pazienza un mezzo per ottenere la ricompensa divina e dell’ordinare il bene con cui difendere e tariffa da rispettare i diritti comuni. La sua ira e l’intrattenere buoni rapporti con i parenti causa dell’aumento della popolazione credente; ha fatto il contrappasso per difendere la vita degli uomini e ha fatto del rispetto dei voti ciò con cui guadagnarsi il Suo perdono.

Ha ordinato d’impedire che si venda detraendo illecitamente dal peso per combattere le ristrettezze, ha proibito di bere il vino e tutto ciò che inebria per purificare la gente dalle turpitudini, ha fatto del divieto di calunniare e ingiuriare il prossimo uno scudo contro la Sua maledizione, ha ordinato di astenersi dal rubare per preservare la dignità delle Sue creature e ha proibito l’idolatria affinché gli uomini mantengano pura la loro fede nella Sua divinità e unicità. Temete dunque Iddio come merita d’essere temuto e badate di morire musulmani. Eseguite ciò che Dio vi ha ordinato e astenetevi da ciò che Egli vi ha proibito: “Tra i servi di Dio solo i sapienti divini lo temono” (Corano XXXV, 28).

di Redazione

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