Libia nel caos, battaglia a Tripoli
La Libia è ripiombata nel caos e nella violenza tra ingerenze straniere e scontri tra fazioni. Di questa situazione fuori controllo ne hanno approfittato circa 400 prigionieri che sono fuggiti da una prigione nella capitale libica, mentre i combattimenti tra le milizie rivali, che hanno provocato la morte di decine di persone, hanno costretto il governo appoggiato dall’Onu a dichiarare lo stato di emergenza a Tripoli e nei suoi dintorni.
I detenuti hanno travolto le guardie e hanno forzato le porte della prigione di Ain Zara dopo che sono scoppiate delle rivolte, ha riferito la polizia in un comunicato pubblicato su Facebook. I prigionieri includevano molti sostenitori del defunto leader libico Moammar Gheddafi, che erano stati dichiarati colpevoli di omicidi durante la rivolta del 2011 che pose fine al suo regime e gettò il Paese nel caos.
I combattimenti a Tripoli sono scoppiati la scorsa settimana quando la settima brigata, le milizie provenienti da Tarhouna, una città a circa 60 chilometri a sud di Tripoli, hanno attaccato i quartieri meridionali della capitale. Le brigate dei rivoluzionari di Tripoli e la brigata Nawasi, le milizie che sostengono il governo appoggiato dall’Onu, sono intervenute in difesa della città. Almeno 47 persone, tra cui civili, sono state uccise, e altre 130 sono state ferite, ha dichiarato il ministero della Salute.
Il governo ha dichiarato lo stato di emergenza a Tripoli e dintorni, dichiarando che i combattimenti sono “un tentativo di far deragliare la transizione politica pacifica” nel Paese. Il governo ha riferito che “non si può tacere sugli attacchi a Tripoli e nei suoi sobborghi, che è una violazione della sicurezza nella capitale e della sicurezza dei cittadini”. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha condannato le violenze a Tripoli e dintorni e ha invitato tutte le parti a rispettare il cessate il fuoco negoziato dall’Onu.
La Libia è attualmente governata dalle autorità rivali di Tripoli e dall’est del Paese, ognuna delle quali è sostenuta da una schiera di milizie. Altri gruppi armati hanno scavato i feudi in tutto il Paese, molti approfittando del contrabbando e dell’estorsione. In tutto questo, la comunità internazionale ha forti responsabilità, per non parlare di Paesi come la Francia tra gli attori principali del caos che ha investito negli ultimi anni il Paese del Mediterraneo ricco di gas e petrolio.
di Giovanni Sorbello