Bambini yemeniti meno importanti di quelli thailandesi
Mentre i media internazionali erano concentrati sul recente salvataggio dei 12 ragazzini in una grotta in Thailandia, il massacro quotidiano dei bambini yemeniti per mano della coalizione a guida saudita non ha mai scosso le sporche quanto ipocrite coscienze della cosiddetta comunità internazionale.
Gli sforzi per localizzare il gruppo sono stati ostacolati dall’innalzamento del livello dell’acqua e da forti correnti, impedendo i contatti per più di una settimana. L’imponente macchina dei soccorsi si è mossa tra l’intensa copertura mediatica mondiale e l’interesse pubblico. Il 2 luglio, dopo aver attraversato passaggi stretti e acque fangose, i sommozzatori britannici hanno trovato il gruppo vivo su una roccia elevata a circa 3,2 chilometri dalla foce della caverna. Tra l’8 e il 10 luglio, tutti i ragazzi e il loro allenatore sono stati tratti in salvo.
Oltre mille persone sono state coinvolte nelle operazioni di soccorso, tra cui i Seal, i volontari della Marina militare thailandese e le squadre di assistenza tecnica di vari Paesi. L’angosciante vicenda ha ricevuto la giusta attenzione dai media mainstream di tutto il mondo. Tuttavia, ha anche dimostrato ancora una volta le politiche del doppio standard dei media mainstream quando si tratta della vita di bambini innocenti.
Qual è la differenza tra i bambini yemeniti e quelli thailandesi?
L’Onu ha confermato la scorsa settimana l’uccisione di oltre 1.316 bambini yemeniti solo nell’ultimo anno, per mano della coalizione militare guidata dai sauditi. La domanda è: qual è la differenza tra i bambini yemeniti e i bambini thailandesi? Non hanno avuto alcun ruolo nel conflitto in corso tra l’Arabia Saudita e i combattenti sciiti Houthi nello Yemen, ma sono le prime vittime della brutale aggressione scatenata da Riyadh. Nel corso dell’aggressione militare saudita avviata nel marzo del 2015, oltre 16mila yemeniti hanno perso la vita.
I bambini yemeniti, affamati nelle orribili caverne di una guerra indesiderata e ineguale, hanno bisogno che i media del mondo e la comunità internazionale ascoltino il suono dei loro ultimi respiri. La complicità, cara comunità internazionale, è un crimine orribile.
di Giovanni Sorbello