Nave Diciotti: Mattarella sblocca lo sbarco
Alla fine è dovuto intervenire il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sulla vicenda della nave della Guardia Costiera Italiana Diciotti. Dopo una telefonata al premier Giuseppe Conte per chiedere informazioni sulla situazione dell’imbarcazione con a bordo 67 migranti, si è di fatto dato il via alle operazioni di sbarco. Dopo uno stallo durato giorni, le persone a bordo hanno potuto toccare terra nel giro di pochi minuti.
Il Presidente Mattarella sblocca una situazione incresciosa che ha avuto come protagonista ed unico mattatore il ministro dell’Interno, Matteo Salvini che, nel suo consueto stile istrionico e multimediale, ha tenuto in scacco migranti, navi, forze dell’ordine, magistratura e colleghi di governo.
Non avrebbe mai autorizzato nessuno sbarco Salvini, se non avesse visto le manette ai polsi di coloro che si sono resi responsabili di comportamenti minacciosi e violenti a bordo della Vos Thalassa. Ne fa quasi una questione personale, dichiarando che vuole fare piena chiarezza su quanto accaduto e che non ci tiene ad “essere preso in giro”, riferendosi ad eventuali esagerazioni del personale di bordo della Vos Thalassa.
Si scontra dapprima con i ministri Di Maio e Toninelli, i quali dimostrano di avere un approccio più ragionevole ed istituzionale alla complessa vicenda. Poi blocca la nave al porto di Trapani ordinando di non far scendere anima viva, fino a quando gli uomini della squadra mobile della Questura e del Servizio centrale operativo (Sco) della polizia di Roma non avessero raccolto gli elementi necessari ad arrestare innanzitutto il ghanese e il sudanese, da subito individuati come i facinorosi della Vos Thalassa, e poi altre eventuali teste calde. Dimostra di non riconoscere i poteri della magistratura che in questi casi è l’unica a poter passare al vaglio i dati raccolti in sede di indagine e valutare le singole posizioni ed i provvedimenti da adottare.
In un crescendo di proclami e minacce postate sui social o buttate li in qualche intervista, il ministro dell’Interno, in nome di una non meglio identificata sicurezza nazionale, sta solamente alimentando un mare di confusione e paura nella popolazione. Confusione e paura che si tramutano in odio verso il diverso, il debole, persino il disabile; che prendono le sembianze di una strenua difesa del “capitano” Salvini e di tutto ciò che egli dice (molto) e fa (molto poco).
Salvini sta crescendo a dismisura nel consenso degli sfiduciati, dei rabbiosi, di coloro in cerca di rivalsa sociale. Ormai anche diversi elettori del M5S sono pronti a difenderlo a spada tratta, anche a costo di andare contro a coloro che dovrebbero rappresentarli direttamente, ossia quel Di Maio, quel Toninelli, quella Trenta che in quest’ultima vicenda si sono apertamente schierati con Mattarella e con il rispetto delle istituzioni e delle gerarchie repubblicane.
di Massimo Caruso