Cronaca

Discariche abusive, un problema tutto italiano

Le discariche abusive, nell’Italia che chiede il rispetto delle regole per chi italiano non è, sono un problema che sta costando una mole di denaro, senza considerare le problematiche inerenti alla salute. Negli ultimi anni si è cercata una qualche soluzione ma i siti illegali continuano a proliferare e con essi il giro di denaro che ruota attorno al business dei rifiuti.

discaricheDal 2014 in poi l’Italia è stata costretta a pagare sanzioni per un ammontare di 235 milioni di euro, multe commutate dall’Unione Europea per il mancato rispetto delle regole sulle discariche; la media calcolata è di 160mila euro al giorno negli ultimi quattro anni e la motivazione è delle più semplici. Vi è una presenza di oltre 200 siti contrari alle normative europee di queste, 13 contengono rifiuti pericolosi disseminati su tutto il territorio nazionale.

Nel 2017 furono stanziati ben 110 milioni di euro, soldi che sarebbero dovuti servire per le bonifiche affidate al commissario straordinario Vadalà; compito di quest’ultimo sarebbe stato quello di ripristinare aree abbandonate da anni dove rifiuti pericolosi, detriti e semplice spazzatura sprigionano miasmi e percolato avvelenando il territorio in cui si trovano. L’origine di molte discariche risale agli anni ’80 ed a pagarne le conseguenze sono soprattutto i cittadini onesti, anche perché si è scoperto nelle intercettazioni dei boss della camorra che l’inquinamento delle falde acquifere non è per loro un problema, visto che utilizzano acqua minerale, testimoniando così l’arroganza e la stupidità di un potere effimero ma crudele.

Che i danni prodotti dalle discariche abusive sono ingenti lo confermano i medici che su quei territori lavorano: la bibliografia scientifica è ricca di dati sugli effetti sulla salute di discariche e inceneritori ed è notorio come intorno a queste discariche vi sia un incremento delle patologie tumorali con un aumento delle malformazioni nei feti, processi che si presentano anche nei pressi delle discariche “a norma” ma che si moltiplicano nelle vicinanze dei siti illegali, il tutto si complica quando i miasmi vengono dispersi nell’aria a causa degli incendi.

Una mappa delle discariche abusive è stata stilata dallo Studio Sentieri ed è datata 2014 con l’avallo dell’Istituto Superiore della Sanità, in esso sono stati monitorati 17 siti di interesse nazionale dal Nord al Sud dell’Italia; ciò che ne è emerso è un quadro macabro in quanto la sola regione Calabria conta centinaia di discariche abusive e pericolose; nella regione non esiste uno studio sistematico sulle ricadute sanitarie collegate alle discariche, non esiste un registro tumori nonostante la regione Calabria abbia subito un commissariamento lungo 15 anni proprio per la problematica dello smaltimento dei rifiuti.

Eppure sono proprio i sindaci il più delle volte ad utilizzare aree rurali e montane, per far fronte all’emergenza e abbandonare i materiali di scarto; violazioni che l’Unione Europea già nel lontano 2003 aveva preannunciato di sanzionare, cosa che è poi effettivamente avvenuta quattro anni fa con una condanna che è costata all’Italia 40 milioni di euro alla quale si sono aggiunti sanzioni semestrali per l’ammontare di 42,8 milioni di euro; somma che è andata a diminuire grazie alle bonifiche via via effettuate: 200mila euro per ogni discarica abusiva di rifiuti solidi urbani messa a norma e di 400mila euro per quelle contenenti rifiuti pericolosi, fino a toccare quota 14,2 milioni pagati da giugno a dicembre 2017.

E’ del 2 Giugno 2018 la notizia che il commissario ha comunicato alla commissione ambiente con sede a Bruxelles di aver ultimato i lavori di bonifica presso altri 13 siti in Veneto, Campania, Calabria, Abruzzo, Puglia e Sicilia: bonifiche che comporteranno un notevole risparmio semestrale di 2,6 milioni di euro e se questa si può leggere come una buona notizia, dall’altra parte rimangono ancora una sessantina di siti da bonificare le operazioni non termineranno prima del 2022.

Vadalà si è trovato dinnanzi a diversi scenari, come lui stesso afferma: “Mi sono state affidate situazioni molto diverse, si va da Chioggia dove abbiamo stanziato 35 milioni di euro, a un sito in Calabria dove sono bastati interventi da 50 milioni di euro. In mezzo c’è un mondo fatto di incuria e di grandi o piccoli reati. La criminalità organizzata non resta a guardare”. Il commissario in poco più di un anno di lavoro ha segnalato a 11 Procure 15 situazioni in cui sono emersi reati contro la pubblica amministrazionereati ambientali e omessa bonifica.

Eppure quello delle discariche abusive è un problema lontano dall’essere risolto; Kamenu Vella, commissario europeo per l’ambiente ha ricordato che l’Unione europea non ha nessun potere di effettuare ispezioni nel territorio degli Stati membri in quanto la commissione deve fidarsi delle informazioni date dalla nazione in questione; spetta alle loro autorità garantire la conformità alla normative Ue. Non a caso si contano decine e decine di casi in cui sono nate nuove discariche abusive.

Una vicenda complessa quelle delle discariche abusive, come tutte le vicende italiane di difficile soluzione e visto anche l’ultimo caso in questione, per via della cialtroneria delle amministrazioni. E’ il caso della discarica Razzaboni a San Giovanni in Persiceto (Bologna). Nel 2009 il sito risultava ufficialmente risanato, ma il ministero dell’Ambiente ha “dimenticato” di comunicarlo a Bruxelles. Con il risultato che i contribuenti italiani hanno pagato quasi 800mila euro di multa non dovuti.

di Sebastiano Lo Monaco

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