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Non demonizziamo le vecchie stagioni

Diciamolo francamente, è sempre difficile governare gli italiani, ad esempio: se le previsioni del tempo sostengono che il meteo è in peggioramento, ormai le autorità solitamente prediligono l’immobilità del cittadino suggerendo quasi di assumere uno stato di “apnea”, perché non sia mai accada anche la più piccola cosa fuori dal comune, ecco che siamo subito pronti a dire “non sono stati presi i dovuti provvedimenti”. Non demonizziamo le vecchie stagioni.

Roma – Parco degli Aquedotti

Questo però avviene anche perché su ogni fronte in Italia tutto è trattato come un’emergenza: la quotidianità è già di per sé scarsamente regolata e governata, “ergo”, all’eccezione si risponde con misure a volte un po’ drastiche. Eppure se in Germania nevica gli autobus non si fermano, le scuole restano aperte e si prosegue come sempre. Sarebbe così bello se nel nostro Paese almeno la pioggia e la neve non fossero oggetto di allarmismo, ma vissute con senso di normalità dato che le stagioni ci sono ancora, un poco.

La pioggia esiste da sempre ma se si sfida la natura deviando i corsi dei fiumi o costruendo dove sarebbe meglio non farlo, allora l’emergenza la crea l’uomo, non la natura. Se i tombini non vengono liberati dalle foglie, non è la troppa pioggia a causare l’allagamento delle strade, ma l’inefficienza del comune o lo scarso impegno di chi ha il compito di spazzare. Se nevica e i treni fanno ritardi di 7 ore oppure i voli degli aerei vengono tutti cancellati, non è colpa del clima che fa il suo benedetto e giusto corso, ma è responsabilità di chi amministra e opera, progettare le cose pensando che ogni stagione ha il suo sviluppo naturale. E’ scontato che a Cervinia nevichi, che i fiocchi cadano in abbondanza sugli Appennini e che di tanto in tanto le temperature scendano sotto i -7 gradi.

In questi giorni il vento gelido siberiano, il “mitico” Burian, ha inciso sul nostro mite clima, ma è nelle cose; ciò che non va bene e deve suscitare timore nel cittadino è quando a Gennaio fa 20 gradi, le mimose fioriscono con due mesi di anticipo e alle Isole Svalbard nel mar Glaciale Artico fa 9 gradi sopra lo zero a Capodanno. In questo caso bisogna valutare con enorme diffidenza l’operato dei grandi che dirigono le nazioni e l’economia.

Fatte queste piccole osservazioni, è una certezza matematica che una qualsiasi persona che vive a Roma potrebbe provare il “vero brivido” di sentirsi normale come gli altri cittadini dell’Europa del Nord, se in caso di neve, la propria giornata potesse scorrere come sempre: scuola, università, lavoro, incontri, viaggi di lavoro e chi più ne ha ne metta.

Il Burian nella Capitale del Paese, come nel resto d’Italia, ha creato disagi, sì, ma perché chi ha il compito di amministrare non lo fa con lungimiranza; però esso ha anche creato tanti scorci meravigliosi, spettacoli che solo la natura può donarci: un acquedotto e dei ruderi di ville romani candidamente innevati, immersi e avvolti in un gelido e bianco freddo da un manto duro proveniente da lontano, sono una ricchezza che solo noi italiani possiamo permetterci.

di Ilaria Parpaglioni

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