Alireza Karimi, perdere per una causa
Il giovane lottatore iraniano, Alireza Karimi, perde volutamente un incontro per solidarietà verso il popolo palestinese. Chi crede ancora nello spirito eroico che hanno sempre avuto gli sportivi in passato? Quel codice d’onore che dava vita al tanto rinominato “spirito sportivo” che non vuol dire semplicemente essere persone atletiche ma avere un animo umile e leale. Ma non possiamo non notare anche la decadenza morale che nei nostri tempi ha colpito il mondo dello sport, ed è per questo che poter assistere ancora oggi a degli atleti che oltre alla disciplina, le medaglie e le regole, hanno ideali per i quali sacrificare anche la stessa voglia di portarsi a casa la tanto amata medaglia d’oro, suscita non poco stupore.
Questa è la storia di un giovane, Alireza Karimi, che ha deciso di perdere nonostante fosse avvantaggiato. Probabilmente saranno in pochi a capire il valore di questo gesto difficilissimo da svolgere, difficile da svolgere per chi ha sacrificato una parte della propria vita per salire sul ring, mettercela tutta e lottare per vincere. Sul ring Alireza Karimi è riuscito a salire, ma ha lottato contro il nemico più grande da sconfiggere, ha lottato contro il proprio ego, ed è riuscito a vincere.
Alireza Karimi è nato nel 1994, ad oggi ha vinto varie medaglie come il bronzo ai campionati mondiali nel 2015 (85 kg) e due medaglie d’oro ai campionati asiatici del 2015 a Doha e del 2017 a New Dehli. Vi starete chiedendo di che storia parla questo articolo. Questa è la storia di una giovane stella della lotta libera che, durante i recenti mondiali classe under 23 in Polonia, sacrifica se stesso per un ideale attraverso un gesto eroico che i giornali hanno voluto dipingere come una “costrizione” o “sottomissione” verso politiche che lui stesso non accetta.
Sapete perchè non dovrebbe accettarle? Perchè il suo gesto è stato quello di perdere un incontro volutamente per evitare di affrontare nel turno successivo un lottatore che rappresentava una nazione che l’Iran non riconosce, ma che influenza tutto il mondo e la stessa propaganda. I più informati avranno già capito che lo Stato di cui si parla è Israele. Ovviamente non era il lottatore israeliano in sé per sé a suscitare il rifiuto del lottare iraniano, ma la sua appartenenza ad uno Stato che la Repubblica Islamica dell’Iran non riconosce. In questo mondo di incoerenti ed ipocriti una persona che cerca di essere coerente verso gli ideali della propria nazione suscita scandalo.
Per solidarietà verso il popolo palestinese, in varie occasioni, gli sportivi iraniani si sono rifiutati di competere contro gli sportivi israeliani; tutto ciò perchè secondo le politiche della Repubblica Islamica dell’Iran lo stato israeliano storicamente non è mai esistito ed è uno stato creato attraverso l’oppressione del popolo palestinese e l’occupazione delle loro terre. Questa è la coerenza con la quale la federazione iraniana ha agito rispetto alle sue posizioni nei confronti della questione palestinese.
Un mondo con gli occhi dell’ipocrisia non potrà mai capire scelte del genere, ma il popolo palestinese ha saputo ringraziare l’atleta iraniano attraverso delle foto pubblicate sul web con scritte di ringraziamento. Gli stessi occhi dell’ipocrisia non hanno la forza di guardare in faccia gli atleti dalle gesta eroiche che sacrificano una medaglia, i propri sogni e la voglia di vincere, per non sottomettersi all’accettazione di uno Stato creatosi sul sangue degli innocenti.
Le fonti e giornali iraniani hanno parlato di questa vicenda come un atto eroico. Lo stesso lottatore ha dichiarato che dopo aver sentito la voce del proprio allenatore che lo avvisava ed incitava a perdere perchè altrimenti nel turno successivo avrebbe incontrato il lottatore israeliano, per qualche istante ha riflettuto, poteva rifiutarsi e continuare, era nelle sue mani la decisione finale, ma ha deciso di perdere e lo ha fatto per una causa giusta.
Questa è una magnifica vittoria dello spirito sull’ego. Inoltre, Alireza ha raccontato ai giornali locali di aver sognato anni fa di trovarsi di fronte ad un avversario israeliano e dopo aver raccontato il sogno, con gli amici ci avrebbero riso sopra ed avrebbero anche dichiarato che non sarebbe mai potuta succedere una cosa simile perchè Israele non avrebbe mai superato il turno. Dopo anni quel sogno che forse era stato premonitorio si realizza e lui sceglie di non continuare, facendo di lui un atleta che oltre a brillare per le qualità tecniche, emana anche una luce diversa che mostra la sua forza d’animo.
Onore agli sportivi che oltre al campo, al ring, le medaglie, la rete e le coppe, hanno anche un valoroso codice d’onore che li distingue e li porta ad interessarsi alle cause umane. Oggi in Iran Alireza Karimi è un eroe.
di R. Misa