Donne e Resistenza nella Sacra Difesa
Ogni guerra porta con sé una storia. Storie di vita, storie di eroi, storie di vinti e vincitori. Storie di uomini, ma anche di donne; donne forti, coraggiose. Come la storia di Shahnaz Ashkian, una storia che non ti aspetti. Quella di una donna, iraniana, veterana di guerra, e della sua testimonianza su quanto, la presenza delle donne, sia stata di fondamentale importanza nella Sacra Difesa.
Quando, nel 1980, l’invasione irachena nel sud dell’Iran diede inizio a quella conosciuta come Guerra Imposta, Shahnaz aveva 15 anni. Reduce da un addestramento al “primo soccorso” ottenne il permesso di seguire suo padre e i suoi fratelli per portare assistenza agli indigenti sul fronte.
Per Shahnaz, così come per tante altre donne, adolescenti e non, la partecipazione attiva alla difesa del proprio Paese era il naturale prosieguo del lascito ideologico che l’Imam Khomeini aveva consegnato agli iraniani con la Rivoluzione Islamica del 1979.
Rivoluzione Islamica e Sacra Difesa
A Teheran erano molte le donne militanti ed attive politicamente, sia prima che durante la Rivoluzione Islamica. La loro presenza è stata fondamentale nelle operazioni di soccorso, così come nella raccolta di informazioni, nell’accoglienza degli attivisti politici, nella partecipazione alle manifestazioni.
Anche Shahnaz era una “rivoluzionaria”. La Rivoluzione l’aveva preparata ad unirsi alla Sacra Difesa. E sul fronte, la giovane, ha visto i campi diventare una unica grande casa, e le donne curare i combattenti come se fossero tutti loro figli.
Ognuna metteva le proprie capacità al servizio della causa, partendo dalle cose più semplici come preparare da mangiare o lavare indumenti e lenzuola. Le più anziane si preoccupavano di rammendare le uniformi dei soldati. Altre hanno scelto di unirsi ai gruppi di resistenza stanziati nelle zone occupate e di combattere in prima linea.
Non da meno è stato il sacrificio di quelle donne che decidevano di restare a casa, lavorare al posto dei propri mariti per sostenere la famiglia, aspettare un fratello che non sarebbe mai tornato, crescere da sole i loro figli.
Oggi Shahnaz ha 55 anni, ed è vice direttore della Fondazione per la conservazione delle opere e dei valori della Sacra Difesa. Come lei, tante altre donne che hanno vissuto, direttamente o indirettamente, la Resistenza in quegli otto lunghi anni, sono non solo testimoni ma soprattutto custodi della memoria del sacrificio di un popolo.
Quando Shahnaz ricorda quegli anni, una cosa le invade spesso il cuore. Prova a spiegarla, ma sa che non è facile riuscire, con le parole, a far arrivare quello che lei descrive come “la suprema sensazione di vicinanza e sacrificio che solo la condivisione di una causa può farti sentire fin nel profondo”.
di Mafalda Insigne